Civitavecchia, Menditto: "L'unico studio che evidenzia la potenziale cospicua presenza di pericolosi inquinanti è stato di fatto tagliato" • Terzo Binario News

Civitavecchia, Menditto: “L’unico studio che evidenzia la potenziale cospicua presenza di pericolosi inquinanti è stato di fatto tagliato”

Set 25, 2014 | Ambiente, Civitavecchia

Smog ed i rischi per la salute

Smog ed i rischi per la salute

Riguardo al Rapporto Annuale 2013 sulla qualità dell’aria, presentato dal presidente del Consorzio per la gestione dell’Osservatorio, Dott. Marsili, è doveroso fare qualche precisazione.
In base alle conclusioni del Rapporto “la qualità dell’aria nel territorio del Consorzio non evidenzia condizioni allarmanti, ma mostra problemi analoghi alla maggioranza delle aree urbane o rurali italiane ed europee”. Eppure è ben noto a tutti lo studio condotto dal Dott. Forastiere del dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio, che faceva emergere dati allarmanti riguardo al tasso di mortalità in eccesso nel periodo 2006-2010 rispetto alla popolazione residente nel Lazio, a causa di malattie strettamente riconducibili all’inquinamento atmosferico. Ad onor del vero il quadro epidemiologico è il risultato dell’esposizione a cui è andata incontro la popolazione di Civitavecchia a partire dagli anni ’80, ma resta assai difficile ipotizzare che la situazione ambientale negli ultimi anni possa essere migliorata, con l’enorme sviluppo del traffico crocieristico e con una centrale a carbone che, grazie alla Autorizzazione Integrata Ambientale del 2013, può bruciare 900.000 tonnellate in più all’anno rispetto a quanto dichiarato nel 2003 in sede di prima autorizzazione.
Alcune spiegazioni di questa incongruenza si possono trovare nel rapporto stesso. Si può infatti leggere che “in mancanza di una rilevazione dei microinquinanti da parte dell’Osservatorio, il rapporto fa indicativamente riferimento ad una rilevazione che l’Enel produce annualmente”. In altre parole la rete, se da una parte fornisce dati “ridondanti” per alcuni inquinanti, come il biossido di zolfo, non è in grado di rilevare altri inquinanti di fondamentale importanza, per i quali ci si affida a dei dati diffusi da uno dei maggiori inquinatori. Per non parlare poi di altri inquinanti, come i radionuclidi, ai quali non si fa alcun riferimento.
Per essere più precisi, quando non fornisce direttamente i dati, l’Enel ne finanzia il rilievo e l’elaborazione, in quanto l’intero Consorzio opera con i fondi che l’azienda elargisce su base volontaria. Infatti, come ribadito in più occasioni dal Ministero dell’Ambiente, il Consorzio non può corrispondere all’osservatorio prescritto dal Decreto di Valutazione d’Impatto Ambientale 680/2003 relativo alla riconversione a carbone dell’impianto di Torrevaldaliga Nord, come invece millantato sul sito web del Consorzio stesso. Le motivazioni addotte dal Ministero sono sostanzialmente due, la prima è che dovrebbe essere composto anche da rappresentanti della Regione, della Provincia, dell’ASL, dell’ARPA, dei Ministeri della Salute e dell’Ambiente; la seconda è che “le attività in carico a detto osservatorio non possono essere finanziate da Enel”, ma da appositi fondi ministeriali.
Tornando al Rapporto Annuale, vi si legge che “lo studio di indicatori biologici, condotto in collaborazione con l’Università della Tuscia, ha evidenziato tra il 2010 ed il 2013 una deviazione dalla naturalità dell’ambiente concentrata sulla fascia costiera, nell’area più antropizzata, richiamando l’attenzione sull’eventuale presenza di Arsenico, Cromo e, nell’ultimo anno di Piombo e Mercurio”. Finalmente, bene, benissimo. Peccato che ci si dimentica di dire che gli studi, condotti tra gli altri dal Prof. Nascetti e dal Dott. Angeletti e pubblicati anche su riviste scientifiche di rilevanza internazionale, sembra proprio che per i prossimi anni non saranno più finanziati. Quindi l’unico studio che evidenzia la potenziale cospicua presenza di pericolosi inquinanti è stato di fatto tagliato.
In definitiva in futuro bisognerà rilevare in modo più efficacie l’inquinamento che grava sul nostro territorio, ma rimane il dubbio se a farlo debba essere proprio il Consorzio per la gestione dell’Osservatorio Ambientale, finanziato da Enel e che fornisce dati che non rispondono nemmeno al requisito dell’ufficialità conferito dal decreto legislativo 155/2010 sulla qualità dell’aria, perché manca il controllo pubblico assicurato dalle regioni. Ammesso e non concesso che sia necessario affidarsi ad ulteriori studi per sentenziare che il nostro territorio è inquinato, sarebbe bene che questi fossero condotti dal vero Osservatorio Ambientale, quello ufficialmente istituito nel 2010 dalla Regione Lazio in ottemperanza al decreto VIA 680/2003 e che attende soltanto di essere implementato”.