La Cna Viterbo Civitavecchia ha illustrato il postivo bilancio del progetto avviato col contributo della Camera di Commercio di Roma
di Cristiana Vallarino
La serata all’Hotel de la Ville di Civitavecchia, martedì, ha siglato la conclusione del progetto “Porta del Pellegrino”, promosso da CNA di Viterbo e Civitavecchia , col contributo della Camera di Commercio di Roma
A tracciarne il bilancio e a chiarirne lo scopo, di fronte a una platea composta soprattutto da operatori della filiera enogastronomica del territorio, sono stati proprio coloro che il progetto lo hanno pensato, oltre un anno fa.
Il segretario Attilio Lupidi ha fatto gli onori di casa, spiegando che Cna ha partecipato, vincendolo, a un bando della Camera di Commercio oltre un anno fa, iniziando a luglio con un’uscita a Civitavecchia. “Un progetto di cui siamo molto orgogliosi” ha concluso il segretario.
Benedetta Sereni che ha seguito direttamente il progetto, con il supporto di slides, lo ha descritto nei particolari. “Raccontando da dove siamo partiti, ma soprattutto dove siamo arrivati – ha esordito -. Il progetto nasce per promuovere la produzione agroalimentare e il settore della ristorazione di zona. Tre professionsti del turismo i e quattro esperti di comunicazione ci hanno supportato nella definizione della proposta. Ruolo fondamentale lo avuto Slow Food Condotta della Maremma Laziale che ci ha aiutato ad identificare 14 prodotti tipici e le aree di riferimento. Civitavecchia, Tolfa, allumiere, Santa Marinella, Bracciano. Artigiani, imprese, ristoratori sono stati disponibili e li ringraziamo. Da questo lavoro sono nati due strumenti concreti:la guida bilingue cartacea e quella accessibile sui siti ufficiali Cna. Abbiamo sviluppato un programma di 12 visite guidate alla scoperta del territorio del al punto vista culturale 6 incontri tematici dedicati alla divulgazione al food storytelling, due dei quali supportati dalla lingua dei segni. Complessivamente ci sono stati 370 visitatori. Dato importante. Per quanto riguarda la comunicazione, anche sui social, abbiamo fatto un giro per Civitavecchia con l’influencer Chiara De Stefano Discovering Rome, guidati da nostro presidente Gismondi, che è civitavecchiese. Molte le testate locali che hanno dato spazio al progetto”. “La Porta del Pellegrino – ha concluso Sereni – ci lascia un insegnamento fondamentale: in un contesto internazionale come Civitavecchia i principi di tutela e valorizzazione debbono andare insieme. Solo così il territorio può andare avanti, del resto sono questi i principi ispiratori della Cna che giornalmente segue supportando le imprese”.

Nel suo saluto istituzionale il sindaco Marco Piendibene (che era accompagnato dall’assessore Piero Alessi) ha naturalmente lodato il progetto, riflettendo sul fatto che in un mondo che si è rimpicciolito, dove si può arrivare ovunque con poche ore di volo è determinante che accanto a luoghi famosi per grandi monumenti ci siano proposte complementari. “Nel caso di Civitavecchia – ha chiarito – che è il porto di Roma è facile che uno straniero, magari un australiano, non si renda conto che la nostra città è altro dalla Capitale. E quindi queste iniziative che offrono un ventaglio di proposte sono fondamentali per offrire ai turisti suggerimenti su come spendere più giorni in zona e quindi portare anche benefici economici”.
Il sindaco ha puntato l’attenzione sull’enorme numero di crocieristi che per il 2026 sono attesi nel porto che diventerà il primo in Europa per le crociere: “Ne arriverano 3 milioni e 600mila. Con gli armatori ci si dovrà interfacciare per far conoscere ai viaggiatori ciò che offre la città e il comprensorio, al centro dell’area Etrusca. La Porta del Pellegrino si è concentrata sul cibo, ma ovviamente c’è molto altro. E basterebbe intercettare anche solo il 10% dei turisti e 3.600 persone si saranno fermate da noi”.
Peindibene ha poi sottolineato come il settore crociere permetta a Civitavecchia di mettere in secondo piano lo sviluppo industriale, obbligato nel dopoguerra, di cui le centrali Enel sono l’esempio macroscopico, a favore del turismo. “Ora che gli impianti stanno diventando obsoleti, finisce l’era della servitù energetica. Ora dobbiamo sapere raccogliere l’opportunità offerta da fatto che siamo il più importante hub crocieristico e soggetti come Cna, ed altri, col supporto naturalmente dell’amministrazione, possono e devono farlo”.
Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di Commercio romana, nel suo lungo intervento, si è innanzitutto complimentato con Cna per la validità del progetto con cui partecipò al bando che era stato pensato per ampliare l’offerta ai pellegrini del Giubileo oltre i confini romani. “Obiettivo pienamente raggiunto con la “Porta del Pellegrino” – ha spiegato –. Non si deve pensare a Roma come città, ma come fulcro di una più ampia area, densa di storia, natura e molto altro. Siamo certi che il progetto si potrà riproporre, anche quando il pellegrino doventerà un semplice turista”.

Alessandro Ansidoni, rappresentante della condotta Slow Food della Maremma Laziale, ha ribadito l’affinità trovata con la Cna per il progetto, che ha coinvolto visitatori ma anche gente del posto che ha scoperto cose nuove. E poi partendo dal riconoscimento della cucina italiana “Patrimonio dell’Unesco”, Ansidoni ha sottolineato come “la cucina sia un insieme di saperi e di sapori, che sono vivi, cambiano” e poi citando Carlo Petrini, il fondatore di Slow Food ha ricordato che “la tradizione non è altro che un’innovazione che ha avuto successo”.
A chiudere l’incontro è stato il presidente di Cna Viterbo e Civitavecchia, Alessio Gismondi. “Grazie ai miei colleghi artigiani, quelli della ristorazione sono loro che hano creduto nel progetto – ha detto .- Io sono molto ottimista riguardo al territorio in cui viviamo. Che è diversificato, tra mare, collina. Ci sono allevamenti, vigne, oliveti che hanno tutte le carte per far arrivare qualche prodotto nostrano alla stessa fama internazionale di piatti romani come la carbonara o il maritozzo con panna”. “Io credo che noi dovremmo fare come quel panificatore che mantiene vivo il lievito madre da cento anni – l’esortazione di Gismondi -. Lo stesso va fatto con la nostra tradizione cuilinaria, ravvivandola costantemente”.
La tradizione tutta civitavecchiese della cucina di pesce è stata protagonista della degustazione che ha chiuso la serata, a partire dalla classica minestra con gli spaghetti spezzati.
