Ci voleva l’aumento della mensa per portare alla luce una serie di problemi rimasti sopiti per tutto l’anno scolastico nella gestione delle mense a Cerveteri.
Un fatto anacronistico, ma si sa che il mettere le mani in tasca spesso crea più clamore che una minestra “sciapa”.
C’è da dire che gli aumenti delle tariffe a Cerveteri sono stati troppo elevati e spesso far pagare troppo poco un servizio reppresenta più un boomerang, che un motivo di vanto soprattutto quando il costo non diventa sostenibile nel lungo periodo. Così i genitori di Cerveteri dovranno pagare il servizio 55 euro al mese contro i 40 euro degli anni precedenti. Quindici euro che si fanno sentire, ma da un’analisi si scopre che il prezzo di 40 euro degli scorsi anni era eccessivamente basso.
Ripercorrendo dal 2014 ad oggi la storia dei servizi sul litorale si scopre che a Ladispoli lo scorso anno ci fu una levata di scudi per l’aumento di soli due euro mensili del servizio. Eppure il prezzo del servizio è stato sempre più alto rispetto ad altri comuni del territorio. Nell’anno scolastico 2015/2016 si passò infatti da 58 euro mensili a 60 euro mensili. La quota annuale quindi per chi usufruisce del servizio tempo pieno da sostenere nell’anno ammonta a 480 € annuali. Va peggio a Bracciano dove il costo mensile è salito a quasi 62 euro mensili. Mandare a mensa un ragazzo a Bracciano costa 495 € l’anno. Ci sarebbero poi comuni in cui si paga meno. Tra questi molti genitori portano l’esempio di Santa Marinella dove almeno il costo pasto da gara è sotto ai 5 euro/pasto, più basso degli appalti di Ladispoli e Cerveteri. Sul sito web del comune non siamo comunque riusciti a trovare la tariffa annuale. Va infatti detto che i genitori non pagano per ogni pasto la cifra intera ma una porzione.
A Cerveteri da questo anno il costo del servizio sarà di 440 €, un importo più basso di altri comuni, ma si sa che tutti siamo sensibili alle variazioni e dei confronti con altri paesi spesso interessa poco.
Ma forse il tema più importante, visto che parliamo di una differenza comunque sostenibile nell’arco di un anno, (55 euro tra Cerveteri e Bracciano) è quello della qualità. E’ su quello che i genitori dovrebbero invece chiedere il massimo rigore, ma intervenendo per tempo e non solo a fine anno scolastico quando il tema è l’aumento della tariffa. Ora invece c’è chi mette in discussione l’appalto assegnato alla Sodexo addirittura 3 anni fa. Non ci risultano infatti interventi e proteste per la gara che si svolse nel 2013, né tantomeno nei 3 anni successivi. Un risveglio decisamente tardivo quello di alcuni genitori.
Nel frattempo c’è chi pone il tema del pranzo da casa. Una modalità che comunque è prevista dalla legge attraverso recenti pronunciamenti. Va detto però che la modalità del pranzo al sacco poco si sposa con il sottoporre i ragazzi ad una dieta equilibrata che faccia ruotare durante la settimana diversi piatti. Anche dal punto di vista della qualità difficile pensare che un piatto di pasta cucinato alle 8 di mattina alle 13 sia migliore di quello preparato poco prima nella cucina della mensa. Dal punto di vista economico invece la modalità del pranzo al sacco è addirittura anti economica. Considerando che un pasto costa verso la ditta poco più di 5 euro, e che i genitori ne pagano poco meno della metà (il 48% da quest’anno), il costo al genitore per ogni pasto si aggira a poco più di 2,50 euro a pasto. Una cifra paragonabile a quella di un panino a fronte di un pasto completo.
Nel frattempo sull’argomento la politica soffia forte sulla protesta. Il rischio è che un tema così delicato venga buttato in caciara e sarebbe un bel peccato.
