Dopo la mossa di Ignazio Marino che nel pomeriggio di ieri ha ritirato le dimissioni, è pronto il piano B per affrontare la crisi del Campidoglio. Dalla riunione del Nazareno tra il commissario romano Matteo Orfini e i consiglieri dem capitolini è emerso un “percorso chiaro, trasparente e rispettoso nei confronti del futuro di Roma”. La prima strategia è rappresentata dalle dimissioni di massa dei consiglieri comunali eletti con il Pd, portate avanti “con senso di responsabilita’ nei confronti dei romani e di Roma che non merita il protrarsi di questa penosa attesa siamo uniti e determinati a dare alla Capitale da domani un nuovo inizio”. Sono le parole congiunte di Orfini e Fabrizio Panecaldo (capogruppo dem in consiglio comunale).
Secondo le aspirazioni democratiche, quindi, Roma volta pagina “e non perche’ lo ha deciso questo o quel partito, ma perche’, andando oltre egoismi e personalismi, la nostra citta’ merita affidabilita’, governo quotidiano e una rinascita civica su cui lavoreremo da subito”. Un nuovo inizio politico che non passa, però, dal dibattito in aula, “luogo principe della democrazia”, come ha dichiarato Ignazio Marino nelle scorse ore.
“E’ necessario fare chiarezza una volta per tutte e per mettere in condizione la città di affrontare con serenità un quotidiano da troppo tempo trascurato – dichiarano Orfini e Panecaldo – e la straordinarietà di un grande appuntamento come il Giubileo che sarà un momento di rinascita per la città, sull’esempio milanese di Expo”.
Gli esponenti dem non risparmiano nemmeno un duro attacco al primo cittadino: “Spiace che Marino abbia vanificato uno sforzo comune per individuare soluzioni che avessero al centro la città e non i destini personali. Così non è stato, con un inspiegabile arbitrio e un’idea di Roma come di una proprietà privata, che non è giusta e corretta nei confronti dei cittadini”.
Ma dalle parti del Nazareno non tutti la pensano allo stesso modo. Il partito romano è spaccato tra coloro che chiedono la testa di Marino e coloro i quali non si capacitano di un repentino cambiamento di strategia del partito, che nell’arco di un mese è passato dal sostegno senza se e senza ma al chirurgo genovese all’attacco indiscriminato. E, secondo molti, etero diretto dai centri nazionali del partito.
Una delle voci fuori dal coro è quella dell’ex capogruppo dem alla Camera dei Deputati Roberto Speranza, leader della minoranza di Area Riformista: “L’unica strada e’ il dialogo tra Renzi e Marino. Il segretario e il sindaco si vedano e provino a costruire un’uscita dalla crisi”. Speranza consiglia al premier “di intervenire in prima persona per costruire una exit strategy. Marino e’ un sindaco del Pd e a Roma ci sara’ il Giubileo”. “Siamo su un crinale in cui si fa male alla citta’ e al Pd, rischiamo di uscirne sconfitti”, sottolinea. “Marino risponde alla comunita’ che lo ha eletto e il Campidoglio deve poter discutere di questa vicenda. E poiche’ Marino non puo’ andare avanti senza il sostegno del Pd, lui e Renzi devono trovare una via di uscita. Bisogna evitare un’impasse che fa male a tutti. Da parte della minoranza non sarebbe responsabile aprire un dibattito per individuare le colpe di Marino, o sul perche’ Renzi abbia deciso di non occuparsene. Il punto e’ che non ne esce bene il Pd, ne’ la citta’ di Roma”. Quanto al Pd, “ogni uscita e’ un fatto molto negativo e il gruppo dirigente non lo puo’ archiviare con una scrollata di spalle. Ma bisogna interrogarsi su una inquietudine che, nei territori, e’ molto piu’ larga e profonda che in Parlamento. Lo schema non puo’ essere o fai l’applauso su tutto, o esci. Per me la scelta giusta e’ restare e battersi con coraggio, perche’ il Pd rimanga un grande partito di centrosinistra, a cominciare dalla legge di Stabilita’”.
L’epilogo dell’amministrazione Marino che sta andando in scena nelle ultime ore pone un’altra questione: il rischio che venga spazzata via la giovane classe dirigente che ha amministrato il Campidoglio e i Municipi in questi due anni e mezzo. Secondo numerosi rumors, infatti, in caso di elezioni anticipate si propenderebbe per l’incandidabilità assoluta di tutti gli uscenti. E questo significa in soldoni la fine anticipata per tante giovani carriere politiche di belle speranze, tutti esponenti politici, è bene ribadirlo, che fino ad un mese fa difendevano a spada tratta il sindaco Marino e adesso sono costretti da una decisione del partito, di fare un passo indietro.
Lo confermano le parole della presidente dell’Assemblea Capitolina Valeria Baglio: “Dopo una lunga e tormentata discussione, il gruppo ha stabilito che l’unica strada fossero le nostre dimissioni. Ecco perche’ provo una profonda tristezza, adesso: non solo per le modalita’ che ci costringono a una decisione cosi’ straziante, almeno per me, ma perche’ questa storia si conclude nel peggiore dei modi. Dopo una lunga e tormentata discussione, il gruppo ha stabilito che l’unica strada fossero le nostre dimissioni. Ecco perche’ provo una profonda tristezza, adesso: non solo per le modalita’ che ci costringono a una decisione cosi’ straziante, almeno per me, ma perche’ questa storia si conclude nel peggiore dei modi”. Valeria Baglio è dello stesso parere di Speranza: “Auspicavo il confronto in aula, perche’ resto convinta che il dialogo sia un valore da preservare, sempre. E poi il confronto in aula sarebbe stato un segno di rispetto per i nostri elettori. Ci sarebbe stato, se Marino non avesse ritirato le dimissioni. Solo dopo, noi consiglieri del Pd insieme a Orfini, quindi al partito nazionale, siamo arrivati a questa scelta tanto sofferta. Purtroppo non ci sono piu’ le condizioni”.
La Baglio poi rimodula i toni: “Io stessa ho detto che , anche per la mia storia, avrei avuto difficolta’ a firmare con chi non ha aiutato Roma. Pero’ mi rendo conto che, al punto in cui siamo, bisogna affrontare la situazione, dare alla citta’ la scossa che serve per risollevarsi”. Di certo è mancato un dialogo diretto tra Marino e Renzi: “Fino all’ultimo ho sperato che ci fosse un dialogo – dichiara candidamente Valeria Baglio -. Io non ho mai chiuso la porta, il sindaco e’ un uomo del Pd, fa parte della direzione nazionale, ma forse non mi sono noti fatti e circostanze che hanno imposto questo muro contro muro”.
Molto difficile anche la posizione di Matteo Orfini, anche se nelle ultime ore da Palazzo Chigi hanno confermato una piena sintonia con il commissario dem della Capitale: “Non ho nulla da rimproverare ad Orfini – conclude Valeria Baglio -. Certo noi gli avevamo chiesto di non arrivare a questo punto, che ci avrebbe messo in difficolta’. Non so se si poteva fare di piu’, ma cosi’ e’ lacerante”.
