Ansia, compiti e rendimento scolastico: cosa succede ai nostri ragazzi? • Terzo Binario News

Ansia, compiti e rendimento scolastico: cosa succede ai nostri ragazzi?

Nov 21, 2025 | Cerveteri, Cronaca, Cultura

Un insegnante parla della nuova generazione: «Non sono cambiati i ragazzi, è cambiato il mondo attorno a loro. Per riuscire a scuola serve un metodo di studio».

Intervista a Matteo Orlando, docente e tutor specializzato in metodo di studio e supporto allo studio per bambini e adulti. Opera sul territorio di Cerveteri e Ladispoli.
 Pagina Facebook: Matteo Cerveteri Ladispoli

Allarme scuola. Quali sono oggi per i ragazzi le principali difficoltà nello studio?

«Non c’è nessun allarme. I nostri ragazzi non sono diventati più fragili, meno motivati o meno intelligenti: sono immersi in un sistema sociale che cambia a ritmi vorticosi, più velocemente della loro capacità di adattamento. A scuola devono imparare, memorizzare, performare; fuori da scuola devono crescere, socializzare, costruirsi un’identità… e farlo in un ambiente velocissimo, esigente e giudicante può mettere in crisi.

Poi ci sono i social. Gli smartphone amplificano tutto questo. Scorrere contenuti veloci e superficiali è una trappola per la mente: più consumano contenuti di bassa qualità, più faticano a mantenere l’attenzione su un testo scolastico. Il problema non è l’oggetto, è l’uso. Se non insegniamo ai ragazzi a gestire la tecnologia, la tecnologia gestirà loro.

La pandemia ha cambiato questa generazione molto più di quanto sembri. Hanno sviluppato linguaggi, abitudini, modi di pensare e priorità molto diversi da quelli dei loro genitori. Sono cresciuti in contesti digitali, con modalità di comunicazione completamente nuove. Per questo è vero quando i genitori dicono: “Io alla tua età ero diverso”, perché sono cresciuti in un mondo che non assomiglia a quello di oggi.»


Perché sembra che i ragazzi non abbiano voglia di studiare?

«Perché fare i compiti non significa studiare. Fare i compiti è eseguire; invece studiare è capire, collegare, rielaborare. Molti ragazzi fanno tre ore di compiti senza aver studiato davvero, e poi si sentono “incapaci” perché la fatica non porta risultati. Da fuori sembra che “non hanno voglia”; in realtà non sanno da dove partire, e perdono la fiducia.

A volte gli studenti hanno difficoltà di attenzione o di apprendimento, come nei casi di ADHD o DSA. Per loro non serve più studio, ma un modo diverso di studiare.

Quando uno studente non ha un metodo di studio, tutto diventa difficile: si impegna tanto, ma non vede miglioramenti. Qui nasce un meccanismo pericoloso: si convince di non essere portato per lo studio. Ma la questione non è il talento o la volontà: tutti noi abbiamo bisogno di un metodo che ci faccia sentire sicuri di noi stessi.»


Si parla spesso di ansia. Quali sono le cause delle difficoltà scolastiche che si riscontrano oggi?

«Le cause non sono mai una sola. A volte non è solo la scuola, ma anche la famiglia. A volte si interviene troppo, altre volte troppo poco: i ragazzi fanno fatica a capire quali aspettative sono tenuti a soddisfare. Altre volte ancora lo studio diventa solo un compito da portare a casa senza che nessuno aiuti a trovare un metodo.

L’ansia scolastica è oggi uno dei nodi centrali: ignorarlo è pericoloso. Non nasce dalla paura di misurarsi con i voti, come sostiene qualcuno, ma dal confronto continuo: con la famiglia, con i compagni, con i social, con la paura di non essere mai abbastanza. Bullismo, aspettative… sono tutti fattori che entrano nello zaino insieme ai libri. E l’ansia che ne segue è una delle ragioni che, nel tempo, porta alcuni ragazzi ad allontanarsi dalla scuola o a rassegnarsi all’idea di non potercela fare. Non è fragilità psicologica: è il sintomo di un sistema che mette sotto pressione i nostri ragazzi ancora prima di insegnare e ancora prima di cominciare a imparare.»


Quando ha senso cercare un aiuto esterno, come le ripetizioni o un tutor per migliorare lo studio?

«Le ripetizioni sono utili, specie prima di una verifica. Il tutor è una figura di sostegno allo studio, che aiuta a organizzare, a capire, a collegare, a rendersi autonomi. L’obiettivo non è continuare all’infinito: è arrivare al punto in cui lo studente non ne ha più bisogno. Perché questo accada, i genitori devono potersi fidare.

Secondo i dati più recenti, in Italia oltre uno studente su quattro vive un livello di ansia scolastica significativo, e in molti casi l’ansia è una delle cause che nel tempo porta ad assenze frequenti, ritiro sociale o abbandono scolastico. Non si tratta di mancanza di voglia, ma di pressione emotiva e aspettative difficili da sostenere.»

Per informazioni o per un confronto sul metodo di studio, è possibile contattare Matteo Orlando, docente e tutor attivo a Cerveteri e Ladispoli.

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