Al teatro Ruskaja di Roma speciale ricordo di Vittoria Zagari, iconica docente del "Guglielmotti" di Civitavecchia • Terzo Binario News

Al teatro Ruskaja di Roma speciale ricordo di Vittoria Zagari, iconica docente del “Guglielmotti” di Civitavecchia

Set 12, 2025 | Civitavecchia, Cultura, danza, Roma, Scuola

La professoressa di storia e filosofia del liceo classico fu fra i primi a collaborare al portale sulla danza teatrale dell’800 che si presenta il 17

di Cristiana Vallarino

A Roma è imminente un evento, dedicato alla storia della danza nella Capitale, nel quale si ricorderà pure una figura decisamente importante per alcune generazioni di civitavecchiesi.

Il 17 settembre dalle 16 al Teatro Ruskaja dell’Accademia Nazionale di Danza (AND) si presenta “Roma in ballo – Taccuino di viaggio per la danza teatrale dell’Ottocento”. Si tratta di un portale che comprende l’Archivio dei libretti di ballo e le successive ricerche svolte da e per «Il Teatro della Memoria» reso fruibile e consultabile online per mettere a disposizione di studiosi e appassionati materiali raccolti nel corso di un lungo viaggio nell’Ottocento.

L’incontro è anche occasione per festeggiare la realizzazione di questo «oggetto di memoria» dedicato a Vittoria Zagari che fu fra le prime collaboratrici del progetto di catalogazione, grazie al suo amore per Roma e per la storia. E il 17 settembre è proprio l’anniversario della nascita della Zagari, mamma di Claudia Celi, già docente di danza all’Accademia nazionale.

Vittoria Zagari (nella foto) è stata soprattutto una iconica professoressa del liceo classico “Guglielmotti” di Civitavecchia, dove insegnò storia e filosofia per decenni, fino alla pensione, formando generazioni di studenti civitavecchiesi. Chi, come chi scrive, frequentò il “Gugliemotti” in quel periodo la ricorda bene, pur non avendola come docente, nel corridoio, con la sua crocchia di capelli grigi e il suo modo tutto particolare di rapportarsi con gli studenti: dava del “lei” a tutti, passando al “tu” solo una volta diplomati.

Per la sua pensione, nel 1987, la scuola organizzò una grande festa.Tanti ex allievi hanno continuato ad andarla a trovare a Roma a casa o nella residenza dove è vissuta fino a 98 anni. Sempre con la mente lucida, con i suoi quaderni pieni di appunti e ritagli di giornale in cui conservava la memoria del “Guglielmotti” e dei suoi ragazzi. Nata nel 1922, Vittoria Zagari è mancata l’8 gennaio del 2021.

Di lei, allora, su Facebook un suo allievo scrisse un bellissimo e commosso ricordo. Era Ettore Falzetti che, negli anni, subentrò nella stessa cattedra di storia e filosofia, quella della sezione B. A lui la professoressa aveva donato copia della sua tesi di specializzazione, ispirata proprio dalla sua classe, “un gruppo di liceali in una città di provincia”. Come ricorda la figlia Claudia: “La prese quando noi 3 (Luca e Andrea i fratelli, ndr) eravamo ancora piccoli, ma già orfani di mio papà”.

Il padre – il questore Giuseppe Celi, scomparso nel 1962 – si oppose ai fascisti, non aderendo alla Rsi, e fu internato a lungo. Della prigionia e del rientro in Italia Celi ha lasciato un diario, scritto a matita sul retro di un mazzo di cartoline e da lui ricopiato a partire dal 28 aprile 1945 in infermeria. Per la sua debolezza e tensione emotiva, l’ultima parte del diario fu ricopiata dalla sua fidanzata e poi moglie, Vittoria Zagari.

Falzetti, ora in pensione, non ha mai dimenticato la sua prof. E, in questa occasione, spende ancora parole di ammirazione e affetto per lei.

“Nella formazione di molti liceali degli anni sessanta, settanta e ottanta – dice il prof, foto sopra – Vittoria Zagari ebbe un ruolo fondamentale, per certi aspetti unico. E non solo perché insegnava filosofia. In un’età in cui le personalità fragili e i dubbi esistenziali inducono crisi profonde, quegli adolescenti sapevano che avrebbero trovato in Vittoria un saldo punto di riferimento, accoglienza e ascolto. Non è esagerato dire che alcuni di noi furono da lei salvati, aiutati a trovare un proprio, autonomo percorso. Autonomo perché, al contrario di tanti “maestri”, Vittoria non imponeva mai la sua visione del mondo, era troppo rispettosa delle differenze individuali: il “conosci te stesso” socratico era la base della sua missione pedagogica. Per quanto mi riguarda, il fatto che da qualche anno non ci sia più materialmente non cambia nulla: resta solido in me il suo indimenticabile insegnamento”.