Questione gender a Ladispoli: Giancarlo Lehner replica al Pd di Ladispoli • Terzo Binario News

Questione gender a Ladispoli: Giancarlo Lehner replica al Pd di Ladispoli

Mar 2, 2016 | Ladispoli

leggi-di-dioRiceviamo e pubblichiamo una nota di  Giancarlo Lehner – Avendo letto il comunicato del Pd, tento di sollevare il livello culturale degli estensori.

In primo luogo mi rivolgo ai credenti del Pd.

L’Altissimo, che oggi sarebbe indagato e sicuramente condannato  per omofobia, ordinò a Noè d’imbarcare solo maschi e femmine; quindi, cancellò non la trasgressione sessuale, bensì la prima organizzazione politica omosessuale di tipo aggressivo, quella che vantava la pretesa, a mo’ di diritto civile, di stuprare.

Sulla Bibbia, infatti, sta scritto: «… gli uomini della città di Sodoma si affollarono intorno alla casa… Chiamarono Lot e gli dissero: « Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire, perché noi si possa abusarne ».

Jahvé non poté far altro che incenerire Sodoma con tutti i suoi pederasti.

La Torah, infatti, è drastica verso l’omosessualità: « Non avrai con maschio relazioni come si hanno con donna: è azione abominevole »(Levitico, 18, 22).

San Paolo nella prima lettera ai Romani scrive:

«… le donne hanno sostituito all’uso naturale del sesso un uso contro natura. E lo stesso hanno fatto gli uomini che ardevano di desiderio reciproco, turpemente giacendo gli uni con gli altri…».

E nella prima lettera ai Corinzi dice chiaro e tondo che «non possederanno il regno dei cieli»  i pederasti, sia passivi che attivi, sbattuti accanto ad altri impresentabili peccatori come idolatri, adulteri, ladri, ubriaconi, e così via. Del resto, Paolo ben rammenta le parole del Levitico, dove sta scritto: «Non ti unirai ad un maschio con coito femmineo, perché questo è abominio».

 

Personalmente, da laico – ora mi rivolgo ai laici del Pd – e da romano antico affermo che non ho niente contro pederastia ed ogni altra variante erotica, visto che nell’Urbe, in quanto a omosessualità, da Romolo sino a Bergoglio, non ci siamo mai fatti mancare niente.

Un romano acculturato, dunque, non si scandalizza, non giudica, non condanna, al massimo definisce.

Ergo, mi limito ad osservare alcune violente forzature.

Guai, ad esempio, a chiamarli col lessico nazionale.

Chi dice di lottare contro gli anglismi, in questo caso glissa e passa oltre.

Quanti ipocriti si strappano i capelli sui dialetti, che poveretti scompaiono,  evitano, però, come il fuoco il colore vernacolare per definizioni davvero icastiche e nostrane dell’omosessualità, neppure quelle echeggianti la mitologia del tipo “uranisti”.

 

Se si vuole evitare la lapidazione mediatica e, magari, un mandato di cattura,  è, oggi, di rigore la terminologia anglosassone (gay, transgender, cross dressers, drag queen).

Da quando in qua la lingua di Shakespeare e di Milton ha funzioni eufemistiche?

Eppure, chi non dice cross dressers è esposto alla gogna e passa per troglodita.

Fra l’altro, ironia delle mode, l’aggettivo “gay” alla lettera sta per gaio, giulivo, vivace, allegro; vistoso, brillante, sregolato (to lead a gay life = condurre una vita dissoluta); insolente, sfrontato, impertinente.

Per significare “omosessuale” l’aggettivo “gay” si è dovuto travestire, si fa per dire, da altro da sé.

La questione non è solo linguistica, c’è un’altra e più tragica conseguenza: chiunque imponga il proprio vocabolario diventa padrone assoluto e detta un nuovo totalitarismo.

Ebbene, l’ultima imposizione, malvagia, violenta, fraudolenta è quella del neologismo “omofobia”, creato da George Weinberg, uno psicologo di scarsa cultura di base.

Se il somarello George avesse studiato un po’ di greco, avrebbe scoperto che il prefisso omo (uguale, simile), vedi “omonimo” e lo stesso “omosessuale”, unito a fobìa dovrebbe significare: paura del proprio simile, terrore verso l’eguale a se stesso, cioè esattamente il contrario della semantica corrente.

C’è di più: il termine “fobìa” inerisce ad una variegata casistica di disturbi mentali (agorafobia, claustrofobia, aviofobia,  brontofobia, cinofobia, idrofobia, eritrofobia, sessuofobia, etc. etc.).Ebbene, se l’omofobo è  malato di mente, quando mai per i malati in luogo dell’assistenza medica si sono chieste sanzioni sociali e penali?

 Giancarlo Lehner