di Cristiana Vallarino
La serata conclusiva di Tolfa Jazz è stata bellissima e coinvolgente. La decima edizione di questo festival, nato quasi per scommessa grazie alla passione di Alessio Ligi, Egidio Marcari e gli altri dell’associazione Etra, ha confermato il grado di professionalità e qualità dell’organizzazione e soprattutto degli artisti ospiti.
Domenica, dopo la consueta parata Disney, con la Tiger Dixie Band, che ha pure suonato dal balcone, e la jamming session sul risciò di Bikestage ovvero Marco Severa e Davide Severi, lo spettacolo dal palco della villa comunale si è aperto dal trio G and the Doctor(s).
La G sta per Gloria Turrini, scatenata alla batteria e al washboard. In pratica la tavola per lavare i panni che i neri d’America usano come strumento musicale. Con lei Mecco Guidi alle tastiere e Andrea Guerrini alla tromba. Una voce potente, una simpatia incredibile e bei brani, alcune cover altri originali, composti per il cd che era in vendita al settore merchandising. Ritmo, allegria ma anche riflessioni e melanconia (come nella canzone dedicata al ragazzo nero trucidato negli anni ’50) hanno trascinato il pubblico dell’anfiteatro, pure per la terza sera pieno zeppo. Il trio romagnolo, nell’attuale composizione si è formato di recente, grazie all’incontro del trombettista con gli altri durante un festival itinerante a Cesantico, ma di certo è destinato a durare.

La Turrini ha l’America, in particolare New Orleans, nel cuore: “Ci trascorro lunghi periodi – ha raccontato – ben da prima di diventare una vera cantante, essendo cresciuta con “Saranno famosi” in tv volevo andarci a ogni costo. Da una decina d’anni ho fatto della mia passione anche il mio mestiere”. “Siamo felici di essere qui – il commento della cantante sia al microfono che nel backstage – E’ una manifestazione bellissima. Soprattutto per il momento che si vive oggi in Italia”. “E che dire della splendida location: un palco immerso nel verde” ha aggiunto Guerrini.

L’anfiteatro nel giardino, con alle spalle la vallata e il palco all’ombra, è piaciuto tantissimo pure al secondo gruppo di ospiti che ha letteralmente trascinato gli spettatori. La Luca Giordano band ha fatto da cornice al sassofono di Sax Gordon e alla voce di Leon Beal, due artisti provenienti da Boston. Giordano and Co erano stati già apprezzati nella scorsa edizione di Tolfa Jazz. Stavolta Abramo Riti tastiere, Walter Cerasani, basso, Lorenzo Poliandri, batteria e Martino Beadle, sax e Luca Giordano, voce e chitarra, sono venuti con due mostri sacri del jazz e blues internazionale. Gordon e il suo sax hanno fatto cose strepitose, così come la voce di Leon Beal, il quale ha addirittura cantato a Martha’s Vineyard per il presidente Obama. Il vocalist afroamericano ha proposto classici del genere, portando sul palco tolfetano anche messaggi di amore, pace e tolleranza. Anche gli americani hanno speso parole di elogio per Tolfa Jazz e i suoi creatori. “Posto pieno di storia e persone meravigliose” ha detto Gordon. “Ho visto la splendida antica Rocca, che guarda la vallata, ammirato il panorama e goduto dell’ottimo cibo: la mia prima volta in Italia non poteva andare meglio” il commento, commosso, di Beal, poco prima di essere accompagnato a suo alloggio. Felice, ha aggiunto “di essere arrivato a un punto della vita in cui potersi dedicare alle uniche passioni: la musica e i tanti nipoti”. Giordano, ormai di casa, non ha nascosto di essere sempre disponibile a tornare in collina.
Come per le altre sere, la festa è poi continuata con i Bikestage, fino al primo mattino, al giardino, mentre già si cominciava a smontare strumenti e impianti, una lunga notte di lavoro per staff e tecnici.

