Venerdì 9 e sabato 10 dicembre alle 21.30 all’Auditorium Massimo Freccia di Ladispoli andrà in scena “Bye Bye Gillo”, un monologo recitato dall’attore di Ladispoli Simone Giacinti sotto la regia di Elena Siri, prodotto da “La Compagnia Italiana di Prosa- Genova”. Il ricavato della serata sarà interamente devoluto al progetto sociale “Nessuno si Salva da Solo”, portato avanti da Animo Onlus, che a Ladispoli aiuta più di 400 famiglie attraverso la raccolta e distribuzione di abiti e accessori per bambini dai 0-12 anni.
Siamo andati a parlare con Simone Giacinti dello spettacolo che venerdì porterà in scena per la prima volta nella sua città.
“Bye Bye Gillo” si appresta ad andare in scena all’Auditorium Massimo Freccia di Ladispoli. Simone, ci racconti da dove viene l’idea per questo spettacolo?
Viene dal testo originale in arabo di un autore marocchino, Taha Adnan, diffuso grazie ad un progetto dell’Unione Europea volto alla creazione di una nuova drammatugia araba scritta da autori arabi-europei, cioè arabi che vivono in Europa. Tre di loro hanno vinto la pubblicazione in un libro dei loro testi e uno di questi è capitato nelle mani della regista Elena Siri che, dopo averne letto la traduzione in italiano, mi ha chiamato e mi ha detto che sarei stato perfetto per la parte di Gillo. La compagnia è di Genova, sono venuti a Roma per parlarne e leggere il testo insieme. Chiaramente ne sono stato molto contento.
Dentro la messa in scena di quest’opera c’è una mescolanza geografica niente male: un viaggio dal Marocco all’Europa passando per Genova e Ladispoli. Fatico a immaginare quale possa essere il luogo fisico in cui si svolge l’azione…
La storia inizia in volo. C’è questo ragazzo marocchino, Hal-Gilali, che però si fa chiamare Gillo- che sarei io- che viene rimpatriato su un volo in partenza da Bruxelles verso Marrakech. Durante il viaggio Gillo ripercorre tutta la sua vita, da quando la madre lo manda via dal Marocco dopo la morte del padre, passando per l’iniziale felicità dell’arrivo a Bruxelles, dove invece verrà trattato come un immigrato di serie B persino dallo zio. Parte sognando ad occhi aperti Bruxelles come il paese delle bionde, del formaggio e del cioccolato e ritorna dopo aver constatato una realtà molto diversa. Il suo è quindi un viaggio fisico, ma soprattutto mentale in cui riaffiorano i momenti più importanti della sua vita.
Un racconto di immigrazione, rimpatrio ed esclusione in cui l’elemento fisico di questa esclusione non è un muro, come forse ci si aspetterebbe, bensì l’aria, attraversata da un aereo. Un mezzo che favorisce la conoscenza reciproca piuttosto che l’esclusione. Bruxelles d’altronde è la sede delle istituzioni europee, in teoria un luogo di incontro fra paesi molto diversi…
La cosa curiosa è che due anni e mezzo fa parlavamo di questo testo ed io continuavo a dire che c’era qualcosa che non mi tornava nella scelta di Bruxelles. Feci la proposta di riadattarlo ambientandolo a Parigi, anche perché in quel momento in Italia si pensava a Bruxelles soltanto come la sede del Parlamento europeo. Poi lo riprendemmo in mano e dopo un mesetto in cui cercavamo di capire come riadattarlo, cosa non facile perché il testo è denso di riferimenti al Belgio e a Bruxelles, ci fu l’attentato a Charlie Hebdo. Ricordo che la regista mi ha telefonato dicendomi “corri metti il telegiornale”, sono tornato a casa e da lì, ho acceso e da lì in poi non si è fatto altro che parlare di Molenbeek. Devo dire che fino a quel momento ero del tutto all’oscuro dell’esistenza di quel quartiere, non pensavo minimamente che una delle più grandi comunità arabe e anche marocchine potesse trovarsi lì nel cuore di Bruxelles. Dopo quei fatti rileggere l’opera di Taha Adnan ha assunto tutto un altro significato.
D’altra parte il valore di un opera letteraria si misura anche dall’attitudine ad interpretare il proprio tempo e rimanere attuale anche dopo che il suo autore ha scritto la parola ‘fine’.
E’ diventato improvvisamente attuale, forse anche troppo. Dopo gli attentati di Bruxelles ci siamo chiesti se metterlo in scena subito non rischiasse di sembrare una trovata mediatica. Così abbiamo preferito aspettare. Il debutto è stato il 15 novembre scorso a Genova, al teatro Stabile della Corte, davanti a circa mille persone, seguito dalla tappa di Imperia. Ciò non toglie che venerdì e sabato recitare a casa mia, davanti alle persone che mi conoscono, mi mette addosso un’agitazione incredibile.
A chi andrà il ricavato delle serate di venerdì 9 e sabato 10 dicembre all’Auditorium Massimo Freccia?
Lo spettacolo in queste date è prodotto dall’associazione Animo Onlus e l’intero ricavato sarà devoluto in beneficenza al progetto “Nessuno si salva da solo”, portato avanti da Animo sul territorio da diversi anni. Ogni natale loro cercano di dare una mano con una raccolta fondi e quest’anno hanno voluto farlo anche attraverso il nostro spettacolo, proprio perché parla di immigrazione, integrazione e del sogno di un futuro migliore. Quindi ho chiesto a mia volta questo favore alla Compagnia italiana di prosa diretta da Saverio Soldani, coloro che hanno comprato i diritti e prodotto “Bye Bye Gillo”, i quali hanno accettato subito e anzi sono dispiaciuti di non poter essere presenti a causa un’altra iniziativa in cui sono impegnati a Sestri Ponente nelle stesse date. Un ringraziamento va a loro, alla regista Elena Siri e ad Elisa Capogrossi, un’altra ragazza di Ladispoli che si occuperà delle luci.
Ci vediamo venerdì nel nuovo teatro pieno, allora.
Speriamo!
I biglietti per lo spettacolo possono essere acquistati in prevendita presso:
• Chilly – Via Ancona, 202 Ladispoli;
• Dulcamara Dulcamara Moda – Viale Italia, 73 Ladispoli;
• Nexus – Centro Sportivo Ladispoli – Via Praga,1 Ladispoli
• Cerveteri – Punto Informazioni Turistiche – P.zza Aldo Moro.

