di Francesco Scialacqua
Inutile indignarsi per i comportamenti dei nostri figli se i grandi, i genitori, sui social si esprimono in maniera peggiore.
E’ questa l’amara sintesi che viene in mente pensando ad una serie di episodi avvenuti a Ladispoli negli ultimi anni e che hanno visto protagonisti esponenti delle amministrazioni pubbliche.
Il caso Cancellier, che si è sentito in dovere di rispondere a Selvaggia Lucarelli con “Pensasse a fare i soffocotti”, è soltanto l’ultimo di una lunga serie che ormai ininterrotta, ed in piena continuità tra parti politiche opposte contrapposte, sta portando Ladispoli a dare una pessima immagine al di fuori dei suoi confini. Un’immagine che non merita la città ed i suoi abitanti, ma che rischia di diventare stereotipo che investe indistintamente tutti.
Qualche anno fa fu il giovane consigliere e delegato alle politiche giovanili Stefano Fierli (centrosinistra) a balzare alla cronaca per un’aggressione ai danni di un arbitro, che gli comportò una lunghissima squalifica e l’allontanamento dal campo di gioco.
A seguirlo sempre nel fronte del centrosinistra fu il consigliere Fabio Ciampa, che mandò direttamente a quel paese Oliviero Toscani, il quale espresse pesanti giudizi sull’urbanistica e la cementificazione selvaggia a Ladispoli. In entrambi i casi, quello di Fierli e quello di Ciampa, nessun provvedimento politico fu preso.
Nulla sembra essere cambiato con il passaggio del centrosinistra all’opposizione e con il centrodestra in maggioranza. Numerosi i gravi episodi di offese pubbliche sui social di consiglieri comunali. Tra questi spicca Giovanni Ardita di Fratelli d’Italia, che ripetutamente invia insulti ai danni o di cittadini di origine straniera (con particolare riguardo ai romeni) o di cittadini ladispolani. Per questi ultimi il consigliere si è preso il lusso di prenderli in giro storpiando i loro cognomi o affibbiando nomignoli.
Per finire il caso Cancellier che è caduto nella trappola di tirare fuori le armi anche quando non era necessario. La Lucarelli aveva ampiamente premesso che le sue parole nulla avevano a che vedere con la necessità di schierarsi o con i Vannini o con i Ciontoli.
Sulla vicenda Cancellier va detto che il sindaco Grando ha fugato ogni equivoco circa la condanna dell’episodio, anche se scuse pubbliche di Cancellier non sono ancora arrivate all’indirizzo della persona offesa, ma solo nei confronti di chi ha ritenuto sgradevole il suo comportamento.
Per trattare questo argomento bisogna uscire dai contesti almeno per un attimo e pensare che ogni persona, a maggior ragione un amministratore pubblico, ha tutti gli strumenti per dire e dissentire senza dover scendere al gesto estremo dell’insulto, sia questo riferito ad una donna, ad un bambino o a qualsiasi altra persona.
Di recente abbiamo assistito a dei ragazzi che hanno espresso insulti nei confronti del sindaco per aver riaperto le scuole con il rischio nevicate. Un episodio fortemente condannato da tutti, ma che non ha acceso una riflessione sul perché i giovani si comportano in questo modo. Basta navigare su qualsiasi pagina per vedere che “i grandi” non si comportano sui social in maniera differente dai ragazzi. Spesso e volentieri dimostrano di avere ancora meno consapevolezza di quanto stanno facendo e forse anche meno proprietà di linguaggio. Un cattivo esempio che non può che permeare nel rapporto educativo con le nuove generazioni.
A Ladispoli più di un anno fa fu approvata una mozione in consiglio comunale che impegnava l’amministrazione e tutti i politici a tenere un comportamento consono sui social. Il risultato è ampiamente disatteso e non serve di aggiungere altro per dimostrarlo.
Il rischio è che senza una presa di posizione bipartisan su questo tema, l’immagine di Ladispoli rischia di essere danneggiata in nome di battaglie campanilistiche, che non porteranno mai la città fuori dai confini dell’Aurelia.