Scuola Corrado Melone: la visita al sito paleontologico di Polledrara di Cecanibbio • Terzo Binario News

Polledrara di Cecanibbio 1Ci sorprende oggi immaginare che Roma e i suoi dintorni fossero nell’antichità zone frequentate da un gran numero di animali esotici, tra cui addirittura branchi di elefanti che oggi, a causa dei cambiamenti climatici, non sono più presenti in Italia. A questo riguardo abbiamo una ricca documentazione proveniente da vari siti, come Casal de’ Pazzi, Malagrotta, Castel di Guido e infine la Polledrara di Cecanibbio. Quest’ultimo fu un importante ritrovamento paleontologico nella campagna romana, situato vicino a noi, a 22 km da Roma, tra la via Aurelia e la via Boccea. Questo luogo è stato individuato nel 1984 durante alcuni scavi per la Soprintendenza Speciale dei Beni Archeologici. Un anno dopo, nel 1985, il sito è stato ulteriormente ispezionato e sono stati trovati circa 1500 mq di un antico corso d’acqua, dove sono stati rinvenuti moltissimi resti di ossa di animali, tra cui grandi mammiferi e ritrovamenti dell’antica industria litica (lavorazione della pietra da parte dell’uomo). Scavando e studiando, gli archeologi e i paleontologi sono riusciti a ricostruire la storia e gli eventi accaduti lungo il fiume 300.000 anni fa. In questo lavoro occorre datare ogni reperto per avere un’immagine più chiara del passato: le datazioni più recenti collocano la storia del fiume tra i 325.000 e i 310.000 anni fa!

Polledrara di Cecanibbio 3Nell’anno 2000 sono stati musealizzati circa 900 mq dello scavo per renderlo visitabile (Alberto Angela ha realizzato un bellissimo servizio visibile su youtube) e noi, studenti della I F e della I H dell’IC “Corrado Melone” di Ladispoli, siamo stati tra i privilegiati che hanno potuto apprezzare questo sito. Infatti, il sito è ancora in fase di studio, nonostante sia stato attrezzato per le visite, e no è facile potervi accedere, ma il 13 maggio scorso, accompagnati da alcuni docenti e dall’esperta di archeologia, la dottoressa Valentina Asta, che ha curato per l’associazione Scuolambiente il progetto dal titolo “A spasso nel passato” cui noi avevamo partecipato, abbiamo visitato in modo molto accurato il sito ed abbiamo avuto una guida d’eccezione: il Dottor Cerilli, che ha seguito passo passo gli scavi e conosce ogni piccolo reperto e dettaglio di questo luogo così affascinante.
La spiegazione ha avuto inizio con la presentazione delle sponde del fiume che attraversava questa zona migliaia di anni fa. La sponda sinistra è piuttosto lineare, mentre la riva destra appare frastagliata e presenta una curva molto pronunciata; queste caratteristiche fanno capire che il corso d’acqua in questione ha subito una profonda evoluzione: da corso fluviale che era in origine, si stava trasformando in un territorio paludoso e con acqua stagnante. Questo fenomeno ha fatto sì che, in alcuni tratti e in alcuni momenti, il corso d’acqua abbia avuto delle correnti molto forti, tanto che alcune grandi ossa, per poi rallentare e depositare quanto raccolto, come delle incredibili e pesantissime lunghe zanne di elefante antico, ritrovate allineate in direzione della corrente. Alcune ossa sono state trovate completamente frantumate un paio di teschi distrutti dagli aratri, altri dal corso d’acqua troppo forte, altre, invece, da grandi animali che andavano a bere e quindi le schiacciavano camminandoci sopra. Tra questi grandi animali c’era l’immenso l’elefante antico: questo è un animale che ha bisogno di bere molto e alcuni di loro, quando il territorio era paludoso, rimasero intrappolati nel fango. Oltre ai resti di elefante antico, sono stati ritrovate anche ossa del bue primigenio e altri 25.000 resti di tanti animali: cervi, rinoceronti, cavalli, cinghiali, bufali d’acqua, lupi, volpi, lepri, roditori, anfibi, rettili e uccelli acquatici, a testimoniare che questo luogo era molto frequentato … anche dall’uomo! Infatti ci sono tracce della sua presenza: è stato ritrovato un dente da latte di un bambino (homo Heidelbergensis) che probabilmente aveva tra i 5 e i 10 anni e sono abbondanti i resti di strumenti in pietra realizzati dall’uomo per lavorare la pelle, tagliare la carne e staccare quest’ultima dalle ossa degli animali. In quell’epoca l’uomo era necrofago, cioè si nutriva soprattutto di carcasse di animali morti, a volte già precedentemente divorati da altri animali “spazzini”.
Questa visita è stata impressionante ed abbiamo seguito con molto interesse la spiegazione, che è stata molto precisa e dettagliata, purtroppo è stata anche una delle ultime dell’anno scolastico in corso, e sicuramente non la dimenticheremo mai perché non è da tutti i giorni sapere che qui intorno, 300000 anni fa, c’erano elefanti, cervi e rinoceronti!

Pubblicato lunedì, 25 Maggio 2015 @ 17:30:42     © RIPRODUZIONE RISERVATA