Le informazioni condivise permettono di chiarire i dubbi e risolvere i problemi prima ancora che si pongano le domande, non solo perché si ha conoscenza “diretta”, in tempo “quasi reale”, di ciò che accade, ma soprattutto perché il funzionamento “in parallelo” di più cervelli permette di giungere prima e meglio alle soluzioni di eventuali problemi che possano sorgere.
Nella scuola, come in altre strutture, normalmente sono solo pochi (quelli vicini alla parte apicale) coloro i quali hanno accesso, più o meno immediato, a tutte le informazioni, conservando una organizzazione verticistica. Invece la diffusione delle informazioni, ma soprattutto la ricezione e la ridiffusione dei feedback ricevuti, creando una reale condivisione delle idee, permette quella concreta partecipazione democratica e fa aumentare la fiducia nella sua amministrazione.
Infatti, così come nessuno si fiderebbe di un ristorante che fosse restio a dare informazioni o addirittura impedisse di visitare la sua cucina, per lo stesso motivo si sospetta di un organismo che non dia informazioni.
Chi conosce può intervenire a ragion veduta, e non per “sentito dire”. Si tronca così sul nascere il chiacchiericcio fondato sul nulla perché si hanno informazioni per rendersi conto che tutte le eventuali dietrologie sono false. Chi conosce può “vivere” la vita scolastica, e conseguentemente avere un atteggiamento critico e non polemico; può quindi suggerire soluzioni concrete, con interventi mirati, sintetici e precisi.
Ciò che un tempo era molto difficile, oggi può avvenire grazie alla comunicazione elettronica, che praticamente azzera tempi e costi di produzione e trasmissione delle comunicazioni. Tutti potrebbero avere accesso immediato alle informazioni, se solo queste venissero condivise. Ovviamente chi non volesse partecipare alla vita scolastica continuerebbe a rimanerne al bordo. Chi invece lo desiderasse (docente, genitore o studente), avrebbe la possibilità di partecipare pienamente e di intervenire con il proprio parere, contribuendo al miglioramento del servizio, segnalando errori o suggerendo idee.
La discussione elettronica “allargata”, che permette a tutti di leggere le domande e le risposte e di poter intervenire, rende proficui i contatti. In effetti, durante i colloqui verbali, a volte si bada alla forma e non alla sostanza, altre volte “si dice e non si dice” o si lascia intendere, senza parlare chiaramente. La discussione virtuale allargata, rende realmente democratiche le lunghe, fumose, rumorose, noiose discussioni “assembleari” pseudo democratiche dove ci si “parla addosso” e “vince” non tanto chi abbia ragione, ma solo chi conosce e sappia applicare le tecniche della dialettica, dove l’obiettivo non è praticamente mai porre un problema per trovare una soluzione, ma sempre “vincere” la discussione per avere nuovi alleati o mettersi in evidenza. Con il mezzo elettronico, chi vuole intervenire, può farlo in una situazione non falsata dall’emozione del momento, magari ragionando con la testa e non con la “pancia” e con l’obiettivo di convincere piuttosto che vincere. Permette comunque, a chi non voglia ascoltare “sproloqui” ed “invettive”, di leggere solo gli interventi “intelligenti”, risparmiando tempo e “fegato” ed intervenire sulla sostanza e non sulla forma.
Oltre a chi chiacchiera, polemizza o urla per mettersi in mostra, c’è anche chi si lamenta senza esporsi. Persone che non sanno nulla, ma danno l’impressione di sapere chissà cosa. Persone a volte un po’ vigliacche perché non si dichiarano, parlano a mezza bocca, non firmano mai un documento o lo fanno “a nome di altri” che magari non esistono, che colpiscono senza tema di essere colpiti a loro volta, che lanciano il sasso nascondendo bene la loro mano. Fra questi individui, molto più numerosi di quanto non si creda, sono anche persone che non se ne rendono conto semplicemente perché abituate a parlare e giudicare senza conoscere i fatti. Con la discussione elettronica anche costoro sono “costretti” a scoprirsi (e magari chiarirsi) o a tacere, eliminando da subito la diffusione del sospetto infondato, ma molto pericoloso perché demotivante per chi lavora. Trasversale è la parte di persone vecchie di spirito, non abituate alla quantità di informazioni e quindi alla responsabilità della presa di posizione, della scelta e che trovano molto più facile polemizzare che comprendere, criticare e suggerire.
Ciò che fino a qualche tempo fa derivava da una carenza tecnologica, oggi è solo una scelta strategica di gestione del potere. In effetti il potere si conserva limitando la diffusione dell’informazione. Non a caso una delle lezioni fondamentali per i manager è quella di non divulgare nemmeno le minime conoscenze, perché il “sapere” permette di avere un vantaggio sugli altri, attuando la sindrome dello sciamano. Il vantaggio sarà reale se tramite quella informazione si potrà trovare una soluzione ed il relativo merito, ma resterà comunque un vantaggio psicologico perché ci si sente e si è riconosciuti superiori.
Nella scuola il potere reale risiede nelle prerogative decisionali e valutative del dirigente e dei docenti. Tuttavia il potere percepito, quello che regola la vita quotidiana, deriva dal conoscere fatti e norme; conoscenza che è d’obbligo per la dirigenza, di logica per i lavoratori. Il limitare o il non aiutare la diffusione della conoscenza di fatti e norme permette di conservare il potere o farselo riconoscere. L’individuo “alfa” non è colui il quale ha un cervello formidabile con soluzioni di alto livello, ma colui il quale sa aiutare nella compilazione di un modulo o dare piccoli consigli nella vita quotidiana.
Se si vuole costruire una comunità di individui alla pari, democratica, nella quale tutti possano partecipare realmente, occorre avere un continuo contatto diretto con tutti per offrire in tempo reale le informazioni. Tuttavia una qualsiasi scuola è spesso composta da oltre mille studenti e conseguentemente oltre duemila genitori e cento docenti. Senza alcun dubbio sarebbe molto meglio incontrarsi di persona davanti ad un caffè, oppure, come facevano i nostri nonni, in gruppetti nella piazza della città, ma questo è praticamente impossibile non appena il numero di componenti la comunità diventi superiore ad un certo livello. Basti pensare che per dedicare solo 5 minuti al telefono (il tempo di comporre il numero, attendere il collegamento, presentarsi, salutarsi, fornire l’informazione, verificare che il messaggio sia stato compreso e risalutarsi) per 8 ore al giorno a oltre 1000 persone, occorrerebbero oltre 11 giorni, senza contare i tentativi di contatto eventualmente andati a vuoto e quindi da ripetere!
Ciò che si può creare con l’elettronica, è una sorta di agorà virtuale dove circolino informazioni in entrambi i sensi. Non è infatti sufficiente la diffusione “a senso unico” da parte della direzione, il passo in avanti è la discussione “alla pari”: mettere in comune informazioni (a partire da quelle ufficiali della scuola), per proseguire con la diffusione delle notizie su eventi culturali del territorio, ma soprattutto comunicazioni riportanti notizie su fatti positivi e negativi, belli o brutti, allegri o tristi della comunità scolastica e, cosa fondamentale, i relativi commenti e discussioni, in una sorta di “forum” telematico, di studenti, genitori e lavoratori della scuola che permettono di avere trasparenza e condivisione su quanto avviene. Non servirebbero nemmeno i riferimenti agli autori perché importante è che chi legga sia interessato solo a ciò che è scritto e non a chi possa averlo scritto (docente, genitore o studente) in modo da valutare il concetto per quello che è e non per l’autorità di chi lo abbia espresso.
In una comunità realmente democratica, l’informazione non è mai “troppa”: solo se si conosce si è consapevoli e si è quindi in grado di esprimere il proprio parere che, altrimenti, resterebbe solo un’opinione inculcata da altri.
Questa comunità virtuale è un mezzo economico, efficiente, efficace, celere e non invadente: la si legge (ed eventualmente si risponde) solo se e quando se ne ha voglia. È vero che non tutti hanno un computer, come è vero che non tutti i nostri nonni potevano andare al bar o incontrarsi in piazza, ma questa prestazione non sostituisce i vecchi metodi di comunicazione, semplicemente si “aggiunge” ad essi per migliorare e potenziare la trasparenza. Infatti se la diffusione verbale di informazioni senza fonte, per “sentito dire”, genera il pettegolezzo, che vive sulla maldicenza e si muove di bocca in bocca senza verifica alcuna, invece ciò che è scritto “nero su bianco” e diffuso via e-mail, può sempre essere verificato e non può essere successivamente “negato” né alterato da alcuno.
Chi esprime un proprio pensiero non ha timore di rivendicarlo o diffonderlo, le idee sono fatte per muoversi liberamente e se il pettegolezzo ha timore della luce e del confronto, invece le idee desiderano il sole e la trasparenza.