Piccole librerie chiudono, giganti editoriali crescono • Terzo Binario News

libreriaChe le implacabili leggi del mercato regolino qualsiasi settore delle attività umane non è certo cosa che scopriamo oggi. Che neppure l’arte di raccontare storie, il bisogno di leggerle, la necessità di diffonderle fossero sottratti al ricatto dell’utile, alla schiavitù dell’incasso, al fascino di fruscianti banconote, lo sapevamo già.

Tuttavia, quando una storica libreria indipendente della tua città chiude- e lo fa perché costretta a competere a condizioni diseguali,  in un’impossibile battaglia all’ultimo libro di Davide contro Golia, dove il gigante non è mai pago dei suoi sei cubiti e un palmo d’altezza e continua a ergersi sempre più in alto e sempre più in largo- non si può ignorarne il significato.

“E’ il libero mercato, baby”, direbbe qualcuno. Ma che, stante la crisi economica,  vi possa essere un collegamento tra l’apertura di una libreria Mondadori e la chiusura di una libreria indipendente- aperta da 14 anni sul territorio a 200 metri di distanza dalla prima- va quantomeno ipotizzato. E’ quello che ha dichiarato il proprietario quando gli abbiamo domandato i motivi della chiusura: “Innanzitutto la crisi- ha ammesso- poi l’apertura di Mondadori…loro sono editori, distributori e librai. Chiaramente una buona parte dei libri che dovevo acquistare fa capo al gruppo Mondadori, che controlla numerose case editrici. Capisci…se da loro i libri devo comprarli, come posso competerci?”.

Lasciando per ora in sospeso la domanda, ci sembra giusto riportare qui le parole di Pierpaolo, un lettore e affezionato cliente della libreria Odissea:

“Da pochi giorni, Ladispoli ha perso una libreria; L’Odissea dopo anni di onorato servizio ha chiuso. Non sto ad analizzare come è potuto accadere e cosa sia accaduto, ma i fatti recitano semplicemente cosi.
Mi mancheranno la professionalità e le capacita letterarie dei due amici che la gestivano, mi mancherà tanto il loro modo di stare in commercio, con quell’umanità che si trasforma nel tempo in una piacevole amicizia, fatta di buoni consigli letterari e non solo, in fondo una libreria è come un piccolo giardino fiorito dove rilassarsi con piacere, ebbene oggi sia per me, ma credo anche per tanti il deserto ha soppiantato quel giardino e io ne sono profondamente dispiaciuto.”

Il deserto di cui parla Pierpaolo è, a dire il vero, quasi totalmente occupato da altri. Mentre scriviamo, la Mondadori sta cercando di portare a termine “l’acquisizione dell’intera partecipazione detenuta da RCS MediaGroup S.p.A. in RCS Libri S.p.A., pari al 99,99% del capitale sociale, nonché dell’ulteriore complesso di beni e attività che costituiscono l’ambito librario di RCS MediaGroup”.

Ciò significherebbe la trasformazione del mercato librario italiano in un oligopolio sempre più marcato, sovrastato da un Polifemo sotto il cui unico occhio passerà la valutazione, la produzione e la distribuzione della maggior parte delle opere su carta stampata. Si tratta della possibile nascita di un pachidermico polo editoriale che, pur gravato da ingenti debiti, controllerebbe più del 40 % del mercato. L’amministratore delegato di Mondadori Ernesto Mauri, di fronte alla preoccupazione manifestata da molti autori (qui l’appello firmato da Umberto Eco & co http://www.corriere.it/cultura/15_febbraio_21/gli-autori-mondadori-rcs-questo-matrimonio-non-s-ha-fare-94f21a8e-b999-11e4-ab78-eaaa5a462975.shtml?refresh_rum ) e politici (tra i quali il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini) sull’eventuale monopolio di fatto che si andrebbe a generare, ha cercato di tranquillizzare tutti, e ha dichiarato, prima, che “i libri sono un business strategico per Mondadori”- cosa di cui peraltro nessuno dubitava- e, poi, che “il paragone va fatto sulle dimensioni totali di ciascun Paese…per dire, Hachette in Francia con il 25% del mercato è tre volte la Mondadori”.

Come dire che, se gli italiani comprano pochi libri, è giusto che almeno quei pochi siano editi, distribuiti e venduti da Mondadori. Non fa una grinza. Non che in precedenza Rizzoli abbia fatto sconti quando si trattava di inglobare Adelphi, Fabbri, Sonzogno, Bompiani e altre case editrici minori.

Pesce grosso mangia pesce piccolo, insomma. D’altra parte, in un’editoria già ferma, insidiata da Amazon e stritolata dalla crisi, non può che sopravvivere chi è in grado di abbattere i costi; diversificando sì, purché lo si faccia al suo interno.

Ma, intanto, gli autori perdono forza contrattuale a discapito della qualità, l’asta dei premi letterari si fa sempre più esplicita, il pluralismo diventa un vezzo da radical chic, e le librerie indipendenti…bhe le librerie indipendenti, sotto casa nostra, chiudono.

Pubblicato sabato, 28 Febbraio 2015 @ 12:44:43     © RIPRODUZIONE RISERVATA