Venerdì 21 marzo 2025 alle ore 18.00 al Casino Nobile dei Musei di Villa Torlonia a Roma sarà presentato il catalogo della mostra “Niki Berlinguer. La signora degli arazzi”, edito da “Il Cigno Arte”.
Interverranno la giornalista Bianca Berlinguer, la direttrice della Direzione Patrimonio artistico delle ville storiche della Sovrintendenza Capitolina Federica Pirani, il curatore della mostra e del catalogo Claudio Crescentini (Sovrintendenza Capitolina) e il presidente della casa editrice “Il Cigno Arte”, Lorenzo Zichichi.
La mostra con i maestosi arazzi, allestita alla Casina delle Civette dei Musei di Villa Torlonia, sarà visitabile fino al prossimo 6 aprile.
La Mostra
Conosciuta come “la grande signora italiana degli arazzi”, Niki Berlinguer – nome d’arte di Corinna Adelaide Augusta Fidelia (1905-1994) dopo il suo matrimonio con Mario Berlinguer nel 1950 –, ha lavorato con gli esponenti principali delle correnti artistiche italiane del Dopoguerra, tra cui artisti come Umberto Mastroianni, Achille Perilli, Renato Guttuso, Piero Dorazio, Emilio Vedova e Corrado Cagli. Attraverso il suo lavoro, Niki Berlinguer ha reinterpretato le opere di grandi maestri come Hans Hartung, Paul Klee, Vincent Van Gogh e molti altri, fornendo con l’arte tessile nuove dimensioni linguistiche e cromatiche, all’insegna della fusione tra tradizione e innovazione.
In mostra venti degli arazzi realizzati dalla celebre tessitrice, pioniera nel tradurre la pittura in narrazioni tessili, unendo l’antica tecnica del piccolo punto con influenze contemporanee. Tra questi, “Aranceto, da Renato Guttuso”, “Paesaggio, da Carlo Levi”, “Hammamet, da Paul Klee”, “Dai Cinque Monti, trattoda Emilio Vedova” e “Gotica, da Santomaso”.
Nella personale sono presentati lavori per lo più poco noti e da lungo tempo non visibili al grande pubblico, tra cui due opere dell’artista provenienti l’una dalle collezioni del Museo di Roma a Palazzo Braschi e l’altra dagli archivi del Museo di Arte Contemporanea di Roma (Macro). Il percorso espositivo è arricchito infine dall’ultima video-intervista dell’artista del gennaio 1994, regia di Maura Cosenza, trasmessa in mostra grazie alla collaborazione con il Centro Internazionale Antinoo per l’Arte – Centro Documentazione Marguerite Yourcenar.
L’esposizione, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, a cura di Claudio Crescentini, storico dell’arte della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma, è organizzata da “Il Cigno Arte” che realizza anche il catalogo. Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.
La figura di Niki apre sicuramente una riflessione sulla manualità femminile e sulla distinzione fra arte pura e applicata; la tessitura per lei non ha avuto carattere occasionale ma è proseguita per buona parte della vita, dal 1952 alla morte nel 1994, per circa quarant’anni.Maria Taboga, responsabile del Laboratorio di restauro degli arazzi del Palazzo del Quirinale, e studiosa delle manifatture italiane dell’Otto e Novecento, nella sua relazione contenuta nel catalogo d’arte, sottolinea come la rassegna sia stata l’occasione per riscoprire in maniera organica l’enorme produzione di Niki, sparsa in mille rivoli in varie personali e collettive per oltre quarant’anni. Nel percorso espositivo si presentano alcune fra le opere più interessanti dell’artista, provenienti in gran parte da collezioni private, molte ancora in possesso dei familiari più stretti che le condividono per la prima volta. Ogni pezzo scelto è ispirato da un noto artista, fatta eccezione per due opere la cui ideazione va ricondotta a Niki stessa: “Uccello di fuoco” del 1982 e “Primavera” del 1983.
Pur ispirati dalle opere di grandi maestri, gli arazzi di Berlinguer non sono mai copie pedisseque dei modelli che imitano ma vere e proprie re-interpretazioni, secondo il suo estro e il suo gusto, mediate sempre dalla sua visione del mondo.Secondo il curatore della mostra, Claudio Crescentini, gli arazzi di Niki Berlinguer rivelano possibilità impensate e nascoste nell’arte dei pittori che l’artista ha preso come modelli, mettendo in luce aspetti decorativi astratti nei realisti, ed aspetti concreti e oggettivi negli astratti. Crescentini ritiene che Niki Berlinguer abbia ottenuto questi risultati sconcertanti ed attraenti amplificando le proporzioni dei modelli e interpretando secondo la sua sensibilità e la sua pazienza di riflessiva arazziera, colori e forme scaturite da ispirazioni molto lontane dalla sua. In altri termini, l’artista – secondo il curatore della mostra – riuscirebbe con maestria a far diventare suo il motivo dei modelli, allo stesso modo di come il pittore sarebbe capace di far diventare suo il particolare della realtà che intende dipingere.
Niki Berlinguer ha sempre mantenuto vivo il concetto di autonomia creativa di sé stessa come tessitrice, dotata di una propria individualità e di un peculiare alfabeto grafico. Bianca Berlinguer ricorda affettuosamente “Ninna”, nome con cui la famiglia chiamava Niki, la quale, dopo aver sposato il nonno in seconde nozze, ha avuto un ruolo significativo nella sua vita. Bianca ha avuto il privilegio di assisterla nel ricamo di alcuni elementi meno complessi di alcuni arazzi.
Niki emergeva nella sua vita come una figura sorprendentemente moderna per la sua epoca: con un pensiero “libero” ed emancipato, si distaccava dalle convenzioni femminili del suo tempo. Era riuscita a crearsi un proprio pubblico e uno spazio personale, dove interagiva con artisti noti, trovando gioia e soddisfazione nella sua arte. La sua determinazione a realizzare la propria creatività la portava a esprimere sé stessa attraverso i suoi pannelli.
Gli arazzi di Berlinguer rappresentano un unicum nel contesto culturale del contesto storico in cui è vissuta. Niki è stata testimone dell’arte italiana della sua epoca, raccontandola con ago e filo, strumenti semplici in grado di creare opere legate a un sapere antico. Lorenzo Zichichi, de “Il Cigno Arte”, ha sottolineato con enfasi quanto sia sempre bello poter portare alla luce della città di Roma la riscoperta di quello che è stato un mondo particolarmente creativo come il dopoguerra capitolino.