Ladispoli, torna l'"aula verde" alla Corrado Melone • Terzo Binario News

image004Riceviamo e pubblichiamo – L’Istituto Comprensivo “Corrado Melone” ha stipulato un accordo che ha visto la presenza a scuola del naturalista, docente all’Università “Roma 3”, il professor Corrado Battisti e dei suoi studenti per il ripristino e l’uso dell’aula verde.

In due giornate di lavoro, i giovani universitari, insieme agli studenti della “Melone”, coordinati dalle prof.sse Dollfus; Conti, Marozza e Bianchi, hanno consentito di avviare in modo soddisfacente il ripristino ambientale dell’Aula Verde, lo spazio aperto utilizzato come laboratorio naturalistico dalla Scuola. Sono stati così effettuati i primi interventi di decespugliamento, movimentazione suolo, ripristino vasche, piantumazione, sistemazione arredi, coinvolgendo attivamente tutti. L’aula verde, che in mancanza dei fondi del Comune, rischiava di rimanere abbandonata a se stessa a causa della impossibilità da parte della scuola di assicurare un minimo di manutenzione, ha quindi ripreso nuova vita.

Un sentito ringraziamento va non solo al professor Battisti, ma anche al dirigente del Servizio Aree protette – parchi regionali, il Dr. Geol. Alessio Argentieri, all’Ente gestore dell’area protetta Monumento naturale Palude di Torre Flavia ed agli studenti dei corsi di Ecologia applicata (Ingegneria civile) e Gestione degli Ecosistemi (Biologia) dell’Università “Roma Tre”, che seguono i corsi del professor Battisti. Questi ultimi hanno potuto mettere in pratica alcuni concetti teorici sugli aspetti progettuali di opere di ripristino ambientale e di comunicazione al pubblico dei temi della biodiversità, parte integrante dei corsi stessi.

Di seguito il punto di vista di una delle tante studentesse che hanno vissuto una giornata di studio diversa, più faticosa, ma anche più accattivante.

Il 23 aprile 2015 è stata una mattinata scolastica davvero speciale in Aula Verde, ovvero nel giardino della nostra scuola, dove avevamo in programma numerose attività con degli studenti dell’Università “Roma Tre” e con il professor Corrado Battisti, il loro docente di Ecologia applicata, un insegnante universitario e bravo naturalista che avevamo già conosciuto perché ci era venuto a parlare del mare e di Torre Flavia in un incontro in sala consiliare.

A ciascuno di noi era assegnato una delle diverse attività previste: il ripristino dell’ambiente umido, cioè lo svuotamento delle acque del doppio stagno dell’Aula Verde con la raccolta, l’osservazione e lo studio delle specie viventi ancora presenti e naturalmente la sua pulizia e il riempimento con nuova acqua; l’aratura del terreno, ovvero smuovere il suolo per prepararlo alla semina e alla messa a dimora delle piantine da orto coltivate in classe; il restauro degli arredi in legno, con lo studio dei materiali da approfondire insieme ai giovani ingegneri di Roma Tre e alle professoresse di Tecnologia; l’allestimento di un pannello illustrativo nuovo relativo alle tracce del mare da noi raccolte a Torre Flavia e Macchiatonda; la pulizia e la potatura più urgente degli alberi e delle piante dell’aula verde oramai trascurate da molti mesi; l’inquadramento floristico dell’area, con raccolta e preparazione di un erbario delle piante erbacee spontanee; la costruzione delle mangiatoie per gli uccelli insettivori, per approfondire i temi di ornitologia ma anche di riciclo dei rifiuti, mangiatoie che poi dovremo disporre, in un prossimo incontro, sugli alberi e anche donare alle oasi di Torreflavia e Macchiatonda; e, infine, la documentazione generale corredata di fotografie schemi e disegni, di ogni attività.

Io sono stata assegnata proprio a questo ultimo compito: dovevo documentare i lavori svolti dal gruppo del ripristino dell’ambiente umido dove c’erano anche Bruno e Marco, due miei amici e compagni di scuola.

Appena entrati in Aula Verde, ci hanno assegnato dei tutor che non erano altro che gli studenti di cui ho parlato prima. Arrivati allo stagno io ho tirato fuori matita, gomma e fogli di carta dove poter appuntare ciò che sentivo di nuovo. All’inizio tutti gli studenti hanno pulito e svuotato lo stagno, mostrandoci via via quello che raccoglievano. La prima parte è stata abbastanza faticosa, ma poi la lezione è diventata più interessante: Federica (una delle studentesse di Biologia) è riuscita a catturare una rana! Tenendo il piccolo anfibio per una zampa ci ha spiegato tante cose, ad esempio abbiamo imparato come distinguere il sesso dell’animale. Era un maschio, perché aveva i calli nuziali per la riproduzione nelle dita più interne delle zampe sia posteriori che anteriori. Con essi il maschio riesce più facilmente a trattenere la femmina durante la fecondazione esterna delle uova gelatinose. Più tardi siamo riusciti a catturare altre due rane, anche loro maschi, non c’erano femmine nell’aula verde o si erano nascoste molto bene! A metà mattinata ho fatto il pieno di coraggio e ho chiesto a Federica se era disponibile a rispondere ad alcune domande che avevo in mente. Le ho così domandato varie informazioni sulla fauna e la flora che si possono e che si potrebbero trovare in quest’ambiente, quando un ambiente si può definire “umido”, perché è importante la loro tutela e tanto altro sull’ecologia dello stagno. Lei è stata molto contenta delle mie domande e chiara nelle risposte. In merito al primo argomento mi ha elencato un po’di animali che vivono o che potrebbero vivere in quest’ ambiente come: l’arvicola e la nutria, che come forse sapete sono mammiferi, il germano reale, l’airone (sia bianco che cenerino), l’airone guarda buoi, lo svasso e il martin pescatore. Per quanto riguarda gli anfibi, negli ambienti umidi essi sono i veri protagonisti. A seconda della latitudine e dell’altitudine, ma anche della grandezza dello stagno-lago-palude, la fauna e la flora specifica possono variare molto. Negli ambienti umidi italiani tra gli anfibi si possono trovare varie specie di rane, i rospi, le salamandre e i tritoni, e poi, tra i rettili, la biscia e, in alcuni posti, che naturalmente non sono in Italia, i coccodrilli. Poi molti artropodi: piccoli crostacei e molti insetti tra i quali la fastidiosa zanzara.

La flora degli ambienti umidi invece, è classificabile in tre tipi di paesaggi: flora ripariale, con ad esempio la cannuccia d’acqua; flora che vive radicata e sommersa dall’acqua con ad esempio il miriofillo una pianta perenne, completamente sommersa, alta da fino a 250 cm, con lunghi fusti striscianti nel fondale, tipico in acque ferme o a lento scorrimento e generalmente, ricche in sostanze nutritive; e flora che vive galleggiando, come l’erba pesce, una piccola felce che vive in acque ferme o con leggera corrente e la lenticchia d’acqua o lenticchia di palude che ha foglie galleggianti e tonde piccole piccole proprio come le lenticchie. La nostra giovane tutor, ci ha poi spiegato che un ambiente è umido quando c’è permanenza più o meno temporanea di acqua piovana e che i terreni che diventano allagati contengono già di partenza acque melmose e i batteri che vivono all’interno di queste acque favoriscono i processi di decomposizione che aumentano la torbidità dell’acqua, come negli stagni, nelle paludi, nelle lagune sia dolci che salate. Sono poi ambienti importanti e da proteggere perché spesso sono luoghi di sosta ideali per molte specie di uccelli migratori e poi per la tutela della biodiversità.

Alla fine dello svuotamento dell’acqua e della pulizia, i ragazzi universitari, aiutati dagli studenti della nostra scuola, hanno iniziato a riempire lo stagno con altra acqua portata con dei secchi dagli alunni di 1A, 1N e 1F che erano stati assegnati a questo gruppo. Finito il ripristino dello stagno e dell’ambiente circostante, i nostri tutor ci hanno detto che eravamo liberi di andare ad aiutare gli altri gruppi, visto che lì il lavoro principale era finito.

È stata una bell’esperienza perché invece di studiare teoria della scienza con i libri in mano, abbiamo fatto sia teoria che pratica e penso che quello che dobbiamo studiare ci rimarrà molto più impresso.

Pubblicato lunedì, 11 Maggio 2015 @ 07:18:06     © RIPRODUZIONE RISERVATA