Le donne sono come gli uomini, hanno le stesse capacità, gli stessi doni, gli stessi doveri e gli stessi diritti. Questa è una cosa che purtroppo nella società italiana si è compresa tardi e soltanto grazie alla caparbietà di alcune donne e di alcuni uomini lungimiranti vissuti nella seconda metà dell’Ottocento. Questi uomini, a nostro parere, sono stati e continueranno ad essere dei grandi, persone che hanno saputo vedere oltre ai pregiudizi e che hanno permesso, con le loro lotte, di commemorare date importanti come il giorno 2 giugno 1946.
Ci ha interessato e incuriosito, scoprire come a differenza di epoche lontane, oggi siamo quelli che siamo, e in particolare, gli ostacoli che i nostri predecessori, sia uomini che donne hanno dovuto superare per ottenere parità totale tra i due sessi. Il cambiamento più evidente è stato il voto alle donne. Per approfondire questa importante tematica, nonché argomento del programma di storia, abbiamo colto un’occasione “inaspettata” : siamo andati a Roma e ci siamo recati a Palazzo Montecitorio, dove fino alla fine di ottobre è allestita una mostra intitolata “1946. L’anno della svolta. Le donne al voto”. Un momento fondamentale, bello, importante, significativo e di grande vittoria per le donne, che finalmente si sono viste diverse, ritenute migliori, loro come i loro pensieri e le loro idee politiche. Sono passati 70 anni da quando le donne hanno votato per la prima volta il 2 giungo 1946, quando tutta la popolazione italiana venne chiamata al referendum nazionale: mantenere la monarchia, con Umberto II , oppure votare la Repubblica. Grazie a poche migliaia di voti in più, la Repubblica vinse e si realizzò il sogno di Giuseppe Mazzini, maturato un secolo prima. Nella stessa data vennero eletti i membri dell’Assemblea Costituente (l’assemblea che avrebbe redatto la nuova Costituzione che sarebbe entrata in vigore il 1 gennaio 1948). Tra loro c’erano 21 donne, purtroppo poche in confronto alla totalità dei membri, circa 500, ma comunque la loro presenza fu importante e significativa: lo possiamo comprendere già dal semplice gesto che queste donne fecero la prima volta che entrarono in aula, tutte unite per mano nonostante appartenessero a differenti partiti politici! Tra queste non possiamo dimenticare Teresa Mattei, che aveva soltanto 21 anni e fu soprannominata “la ragazzina di Montecitorio”. La sua biografia ci ha appassionato: laureata, impegnata nel sociale, militante partigiana, si è sempre battuta per la difesa dei più deboli, soprattutto per i diritti dei bambini.
L’esposizione, tenuta nella Sala della Lupa (dove i giudici il 10 giugno del 1946 hanno proclamato i risultati del referendum), racconta attraverso documenti e testimonianze scritte, percorsi digitali, pagine di giornali, immagini, foto e spiegazioni sintetiche ma esaurienti, il percorso che queste donne hanno dovuto affrontare per ottenere ciò che volevano. Una cosa singolare, che ci ha colpito e che ci ha fatto sorridere è la presenza di foto che ritraevano donne in ansia per il primo voto, donne analfabete che chiedevano aiuto per leggere la scheda, donne e ragazze sorridenti, felici, alcune con bambini piccoli in braccio; lunghe file, a volte di ore in attesa di deporre la scheda nell’apposita urna. È stato emozionante e molto bello vedere documenti dell’epoca, come i titoli dei giornali che raccontano una pagina importante della nostra Storia. Facciamo i complimenti a chi ha ideato la mostra e l’ha realizzata. Oltre alla sala della Lupa, abbiamo visitato altre sale: la Sala Gialla, che prende il nome dalla tappezzeria con dipinti provenienti dalla Reggia di Caserta, la Sala della Regina, immensa e regale e la Sala del Cavaliere dove si tengono le conferenze stampa.
Usciti dal Palazzo di Montecitorio siamo andati a visitare il Pantheon: bellissimo, un’opera d’epoca romana che racconta storie di tante vite, dove abbiamo potuto vedere la tomba di alcuni tra i più importanti personaggi italiani: la tomba di Raffaello Sanzio, Vittorio Emanuele II, del re Umberto I e della moglie Margherita. Per molti di noi è stata la prima visita al Pantheon.
Nel primo pomeriggio, nonostante la pioggia, abbiamo passeggiato per il “ghetto”, il luogo dove fin dal 1555, per volere di Papa Paolo IV, sono stati confinati gli Ebrei di Roma. È una zona ricca di storia: oltre alla presenza dei reperti archeologici appartenenti a vari edifici di epoca romana, in questo rione, 73 anni fa, ci fu il rastrellamento nazista del 16 ottobre 1943 quando, durante l’occupazione delle truppe tedesche della capitale, oltre 1.000 ebrei romani furono presi e deportati nel campo di concentramento di Auschwitz. Come recita una targa su via del Portico d’Ottavia, soltanto 16 di loro sopravvissero allo sterminio (15 uomini e una donna, Settimia Spizzichino morta nel 2000). Il pensiero che lì, su quei sampietrini, ci siano state vite prese, strappate, lacerate e uccise da altri uomini, è atroce, impensabile, innaturale ma purtroppo un fatto compiuto. Speriamo che non succeda mai più, perché è inammissibile assistere a simili tragedie! A tale proposito abbiamo potuto vedere e leggere le numerose “pietre d’inciampo” che si trovano in giro per le strade del Ghetto. Si tratta di sampietrini con una lastra di ottone in superficie, lo scopo è quello di far “inciampare” le persone, cioè farle riflettere sul luogo della “memoria”, si trovano davanti alle case da cui furono strappati tanti ebrei prima di essere deportati ad Auschwitz: su ogni sampietrino c’è scritto il nome, la data di nascita, dove fosse stata deportata la vittima, luogo e data della morte. Bellissima, anche se visitata solo all’esterno, è la Sinagoga in stile liberty risalente al 1904.
Nell’insieme è stata una giornata magnifica, piena di emozioni. Siamo rimasti soddisfatti dell’itinerario fatto che consigliamo a tutti. Un grande grazie alle professoresse e al preside che ci permettono di conoscere sempre di più!