Riceviamo e pubblichiamo dal dirigente scolastico Riccardo Agresti – Non hanno fatto male i calci o gli insulti o gli oggetti di proprietà della Scuola danneggiati (quando l’insulto viene dal fango, scivola ma non macchia), ma il vedere come sia falsa la diceria che gli italiani siano migliori degli altri popoli. Fin da piccolo la mia famiglia mi ha insegnato ad essere ospitale e ad aiutare chi sia in difficoltà perché questo, mi dicevano, è ciò che ha fatto grandi gli italiani da sempre e sempre mi sono sentito orgoglioso di essere italiano. Oggi invece mi sono vergognato di essere della stessa Nazione cui appartiene anche quel “signore” che con parole scurrili e volgari ha insultato e minacciato le docenti della “Corrado Melone” ed ha tentato di aggredirle solo perché stavano per raccontare ciò che era accaduto in classe.
Ma andiamo per ordine. Tutti ricordano come da 4 anni il corso di lingua cultura e civiltà romena si svolga tranquillamente alla “Melone” e come, in mancanza di altri appigli, un politico ci abbia definiti dei “pazzi”. Ovviamente gli atteggiamenti di questi politici (che non hanno alcuna idea reale da proporre e quindi vendono solo fumo) sono chiaramente indirizzati alle pance dei più ignoranti (dal dizionario: “chi non ha conoscenza dei fatti”) e purtroppo questi, pur essendo in numero risibile, sono però molto rumorosi. Ne abbiamo visto alcuni, molto folcloristici, rappresentare in modo degno, sulle televisioni nazionali, la pur bella e aperta Ladispoli. Questi discorsi xenofobi sono naturalmente stati effettuati in casa ed i ragazzi li hanno ascoltati e recepiti. Ecco così che in una seconda secondaria di primo grado, due ragazzine cominciano a bisticciare per chissà quale motivo ed arrivano parole che ragazze sane non direbbero mai: “romena di m., tua madre è una p. come tutte le romene, tu sei venuta qui a rubarmi il lavoro (hanno entrambe 11 anni!)”. Litigio ed epiteti non sfuggono alle docenti le quali cercano di far pacificare le ragazze, spiegare che se il litigio è inaccettabile, ma comprensibile, grave è insultare gratuitamente un intero popolo, anche perché quelle frasi erano identiche a quelle lanciate verso gli italiani emigrati all’estero, o verso le persone provenienti dal sud Italia e venute a Ladispoli pochi anni fa. Infatti Ladispoli, avendo una storia di meno di un secolo, non può vantarsi di avere persone autoctone, ammesso che questo possa essere un vanto. Ma una delle ragazzine non demorde: ciò che ha detto lo pensa veramente ed anzi il padre la attenderà sotto casa per picchiare lei a sua madre. Le docenti, che hanno fatto il possibile, chiedono allora una riunione straordinaria del consiglio della classe per decidere quali strategie adottare per insegnare alle ragazze la corretta convivenza civile, il rispetto del proprio prossimo e la conoscenza delle varie Nazioni della Comunità Europea (obiettivi basilari di qualsiasi Scuola).
La riunione, che vede presenti tutti i docenti della classe, i rappresentanti dei genitori ed i genitori delle due ragazzine, si apre con la descrizione dei fatti da parte della docente coordinatrice, una fra le docenti più brillanti della “Melone”. La professoressa, però, non fa nemmeno in tempo ad iniziare a citare la Costituzione della Repubblica, che il papà della ragazza la interrompe, certamente memore degli esempi di alcuni politici i quali, non avendo reali motivazioni da portare a suffragio delle proprie posizioni, cominciano ad interrompere ed urlare nei talk show buttandola “in caciara” in modo che tutto finisca a “tarallucci e vino”. Il richiamo all’ordine da parte del presidente della seduta non fa che stimolare le prime parolacce, seguite poi da minacce verso le docenti. Quando il “signore” poi si alza minaccioso verso le due professoresse, ree di avere assistito al litigio delle due ragazze, la situazione degenera: mentre tutti restano ammutoliti ed inebetiti dalla reazione spropositata e volgare del papà e della sua “signora”, questi insultano le docenti, le minacciano di andare a casa loro a picchiarle, gettano in aria tutto ciò che trovano sul tavolo, a cominciare dal portatile che ha sfiorato di pochissimi centimetri il volto di una docente. Fra una defecazione e l’altra viene chiarito dai “signori” che alla “Melone” nessuno è vero “patriota” che l’Italia vera è rappresentata solo dai “signori” come loro che seguono il leader di cui sopra e così via defecando improperi ed epiteti irriferibili. All’ingresso della spaventata ragazzina, che avendo ascoltato il rumore degli oggetti lanciati in aria e le urla dei “signori” era entrata per timore che la madre sia stata picchiata, le attenzioni dei “signori” si rivolgono su di lei che rischia di prenderle solo perché è stata insultata dalla loro figlia! Solo il “muro” creato dai vari professori, dal dirigente e dal rappresentante di classe ha impedito che le docenti o la ragazzina fossero colpite dal papà e dalla sua “signora”, anche se lo spintonamento di una cattedra ha rischiato di fare molto male a qualcuna di loro. Dopo una ventina di minuti di affermazioni tipo “io ho i soldi per cui non mi potrete fare niente!”, di insulti, minacce, volgarità, calci, spintoni, offese di ogni tipo e lanci di oggetti verso i presenti, nessuno dei quali ha proferito una sola parola per non cadere nella provocazione continua dei “signori”, questi finalmente decidono di andare via per “denunciare la Scuola”. L’arrivo dei Carabinieri, poco dopo, non può fare altro che dare sollievo alle varie signore presenti impaurite e scandalizzate da tanta violenza e volgarità.
Continuo a pensare che questi “signori” non rappresentino l’Italia, ma appartengano ad una minoranza senza speranze che non ha alcun rispetto per la Scuola né per quelle persone che per uno stipendio da pezzenti dona la propria vita ed il proprio cuore per creare un mondo migliore composto da giovani che avranno compreso che siamo tutti fratelli, come ci ha insegnato Qualcuno tanto tempo fa. La gamba colpita dal calcio fa male, ma fa più male ricordare come quel “signore” si sia avventato verso due professoresse compite ed educate che, invece di badare alle proprie famiglie, erano invece a lavorare il pomeriggio a scuola solo per insegnare qualcosa a sua figlia. Quella violenza e quelle volgarità incredibili urlate in una Scuola davanti a ragazzine e signore è il prodotto di quella politica che non ha idee, che non sa che urlare ed insultare, che ha trasformato una attività didattica in un terreno di scontro che nulla ha a che fare con la cultura.
Mi dispiace: non è questa l’Italia vera.