Roma è sempre bellissima e per noi che abitiamo a 50 chilometri di distanza è sempre una scoperta che ci travolge. Questa volta, con le nostre professoresse di arte e di italiano, siamo andati alla scoperta dei Musei Capitolini.
Già l’arrivo è stato impressionante, scendere davanti al teatro Marcello e salire la scalinata del Campidoglio è un’emozione che non si dimentica, soprattutto per quanti fra noi era la prima volta.
Entrati nei musei ci ha accolti la nostra bravissima guida Cristina che ci ha fatto immediatamente notare alcune caratteristiche di questi musei ospitati in due palazzi che costeggiano la piazza del Campidoglio: Palazzo dei Conservatori e Palazzo Nuovo. La sistemazione urbanistica di questa piazza fu affidata addirittura a Michelangelo Buonarroti che collocò al centro la statua equestre di Marco Aurelio, di cui attualmente è presente la copia.
La nostra guida ci ha spiegato che i musei Capitolini sono i più antichi del mondo. Papa Sisto IV nel 1471 donò reperti antichi alla città di Roma come la “Lupa capitolina”, lo “Spinario” e altre statue che appartenevano alla collezione privata del Vaticano, dando inizio allo sviluppo di questi musei. La zona dove sorge il Palazzo dei Conservatori, nell’età romana, era chiamata Asilum, in quanto era un luogo per accogliere coloro che scappavano dai paesi di provenienza.
Nel cortile interno del Palazzo dei Conservatori ci hanno accolto, come accenno delle meraviglie che avremmo visto di lì a poco, tanti reperti colossali fra cui due piedi, la testa, un dito e un braccio della colossale statua dell’imperatore Costantino (che era alta originariamente più di 35 metri). La statua era collocata nella Basilica del tribunale, detta anche Basilica di Massenzio. Il dito è stato pensato dall’artista per conferire al soggetto la carica di giudice il quale con il doto indica il colpevole. Il busto non era tutto di marmo, ma di legno rivestito di gesso, mentre gli arti e la testa erano di marmo.
All’interno del palazzi, la sala degli Orazi e Curiazi è la più grande. In epoca moderna serviva per accogliere le assemblee pubbliche. Sui lati brevi vi sono due grandi statue di papi: Urbano VIII Barberini (statua realizzata dal Bernini) e Innocenzo X Chigi (statua dell’Algardi) entrambe sculture di epoca barocca (XVII sec.). Sulle pareti sono presenti grandi affreschi, opere del Cavalier d’Arpino, con scene della storia di Roma, tra cui “Il ratto delle Sabine”, “Il lupercale”, “la prova di Muzio Scevola” e alcune importanti battaglie che abbiamo studiate a scuola.
La sala dei Capitani ospita delle statue di alcuni generali romano-barbarici con abbigliamento tipico dei Romani. Vi sono anche affreschi e dipinti tra cui quello rappresentante la battaglia del Lago Regillo tra romani e latini; inoltre, è presente la statua di Marco Antonio Colonna, vincitore della battaglia di Lepanto.
Nella sala dei trionfi, con bellissimo soffitto, troviamo lo Spinario, una statua di bronzo, copia romana del I sec. a.C. di un originale greco. L’opera rappresenta un giovane a cui, correndo per cercare di informare i propri concittadini dell’imminente attacco dei nemici, si conficcò una spina nel piede. Qui viene rappresentato mentre cerca di togliersi quella spina dal piede. Gli occhi di questo ragazzo erano fatti di un materiale chiamato pasta vitrea, ormai mancanti, ma anche senza “occhi” questa statua, posta al centro della stanza, è assolutamente realistica e coinvolgente. Nella stessa sala è presente un’altra statua molto caratteristica, il Camillo; per molti secoli questa figura è stata scambiata per quella di una zingara che predice il futuro, in realtà rappresenta un giovane che aiuta nell’organizzazione dei riti sacrificali in onore degli dei.
Procedendo abbiamo raggiunto la sala della Lupa, chiamata così perché al centro vi è collocata la scultura più antica del museo, risalente al IV secolo a. C: la Lupa Capitolina. Questa statua in bronzo rappresenta la leggenda di Romolo e Remo, figli del dio Marte e della sacerdotessa Rea Silvia. I due gemelli furono abbandonati sulle rive del Tevere da un soldato per volere del re Amulio che sapeva lo avrebbero spodestato, ma si salvarono perché allattati da una lupa. In realtà questa leggenda simboleggia il ricordo di violenze sulle donne e di prostituzione in quanto per “lupa” si intendeva altro. La scultura è però composta dalla lupa che risale all’epoca etrusca per lo stile, mentre i gemelli risalgono al XV secolo, quando furono aggiunti, dopo il restauro, da Antonio del Pollaiolo. Il pavimento è completamente ricoperto da un mosaico con bellissimi effetti prospettici.
Dopo aver attraversato un corridoio con tanti busti di imperatori romani, siamo giunti in una grande sala vetrata: in essa vi erano due sculture, la prima raffigurava un leone che azzannava un cavallo e la seconda la statua equestre originale del Marco Aurelio. Originariamente era rivestita d’oro, ora si possono vedere soltanto alcune tracce. La statua di bronzo non è stata distrutta fusa nel Medioevo per farne munizioni (cosa che accadde a tante altre opere dell’antichità) perché si credeva che rappresentasse l’imperatore Costantino, primo imperatore cristiano. Infatti si sono conservate pochissime statue in bronzo di epoca romana perché queste venivano usate per ricavarne il materiale. Michelangelo l’aveva collocata al centro della Piazza del Campidoglio, ma dopo un lungo restauro terminato nel 1990, la statua che era stata duramente danneggiata, fu posta in questo ambiente chiuso per proteggerla, al suo posto è presente la copia.
Nella stessa sala è presente una parte di un muro del tempio di Giove Capitolino, costruito ai tempi dei re di Roma e dedicato anche a Giunone e Minerva. Questo tempio, realizzato in tufo, era grandissimo e occupava gran parte della sommità del colle del Campidoglio.
Come ultima tappa, abbiamo visitato la galleria delle epigrafi dove vi sono molte lastre con iscrizioni. La galleria si sviluppa al di sotto della pavimentazione della piazza e collega il Palazzo dei Conservatori con il Palazzo Nuovo. Sul soffitto dipinto di blu, su una bella volta a botte, sono raffigurate le costellazioni dandoci l’idea del cielo. Alla fine di questa galleria si arriva ad un terrazzo che si affaccia sul Foro Romano, il cuore della città e in lontananza abbiamo intravisto il Colosseo. Questo bellissimo panorama c’è rimasto molto impresso e per alcuni di noi è stata la prima volta che vedevamo i Fori dall’alto.
Finita la visita abbiamo percorso la scalinata e ci siamo diretti verso Piazza Venezia. Lungo il tragitto abbiamo visto i resti di una antica “insula” romana: un caseggiato a più piani dove vivevano le persone più umili della città. Raggiunta la piazza abbiamo visitato il Vittoriano, comunemente chiamato anche “Altare della Patria”, un grande monumento dedicato a Vittorio Emanuele II che è stato il primo re d’Italia nel 1861, qui rappresentato in una grande statua equestre. Al centro vi è il monumento funebre detto del “Milite ignoto” che ricorda tutte le vittime della I guerra mondiale . Il Milite Ignoto è stato scelto da una madre, Maria Berchmas, rimasta senza il figlio per via della guerra. La bara di questo soldato fu posta su un treno che attraversò tutta la penisola e fu accolta a Roma con un grande corteo dalla stazione fino a Piazza Venezia (1921). L’Altare della Patria fu progettato da Giuseppe Sacconi il quale utilizzò come materiale il marmo “botticino”, un marmo bianchissimo, che contrasta con gli altri edifici della piazza, realizzati principalmente in tufo e in travertino, per questo la costruzione fu duramente criticata, e considerata “brutta”.
La nostra passeggiata ci ha riportati al Teatro Marcello per riprendere il pullman.
La visita è stata molto interessante perché la nostra guida ci ha spiegato molte cose che non conoscevamo. La mattinata è stata molto piacevole ed è trascorsa molto velocemente perché non ci siamo mai annoiati nel vedere tante bellissime cose nuove per noi. È stata un’esperienza che ci ha arricchito molto ed ha approfondito la nostra conoscenza della storia Romana e ci sono stati anche diversi momenti di gioco, soprattutto sul pullman quando, ad esempio, abbiamo cantato tutti insieme “Andiamo a comandare!”.
Siamo rientrati a scuola in orario ed in classe abbiamo aspettato regolarmente il suono della campanella. Eravamo tutti stanchi ma felici.