Ladispoli, presunti maltrattamenti a bambino disabile. Il Preside: "Le scuole hanno bisogno di aiuto in casi problematici come questo" • Terzo Binario News

agresti_meloneRiceviamo e pubblichiamo il commento al fatto di presunto maltrattamento su minore disabile da parte di un’assistente (LEGGI) del Dirigente scolastico della scuola Corrado Melone di Ladispoli Riccardo Agresti

Una Assistente Educativa Comunale, quindi non dipendente della Scuola, ma affiancata ai docenti, a detta di una professoressa avrebbe “sculacciato” una bambina (chiamiamola “Riccarda”) gravemente diversamente abile. Del fatto sono stati informati i Carabinieri che effettueranno i loro controlli. Se si fosse trattato di una dipendente della Scuola avrei provveduto ad attivare anche le procedure disciplinari interne che prevedono anche il licenziamento.

Per una migliore informazione, che ovviamente non riguarda le indagini da parte dei Carabinieri né le decisioni della giustizia, desidero chiarire quanto segue.
Riccarda è una bambina gravemente disabile e di corporatura non mingherlina, ha una patologia che la porta spesso ed all’improvviso a colpire chiunque le sia vicino con calci e pugni che lasciano immancabilmente il segno (al momento nessuna caviglia è stata fratturata perché la bimba ha solo 6 anni) oltre a lanciare oggetti per aria e a fuggire dalla classe urlando e correndo per la Scuola. La bambina è pienamente accettata in classe sia (ovviamente) dalle docenti curricolari e dalla docente di sostegno, sia dagli altri bambini suoi compagni di classe. In effetti, per il timore dei rischi che corrono i propri figli, alcuni genitori li hanno portati via dalla nostra Scuola.

L’episodio inerente l’AEC è ancora tutto da verificare nella dinamica dei fatti, ma sicuramente spesso i ragazzi diversamente abili, con particolari patologie comportamentali, agiscono comportamenti lesivi della propria persona o di chi sta loro vicino e tali comportamenti necessitano di manovre di contenimento e di bloccaggio tali da impedire che facciano del male a se stessi e, in questo caso, a chi li assiste.

Quello che intendo invece lamentare fortemente è che, soprattutto in questi giorni in cui si parla tanto di Scuola (ed è un bene), ciascuno tiri l’acqua al proprio mulino chiedendo soldi per sé (giustamente visto che i contratti dei docenti, al contrario di quelli di altri, sono fermi da anni), tutti chiedano di diminuire le tasse (perché no?), ma nessuno sottolinei che la norma che aveva reso l’Italia una fra le Nazioni più civili nel campo dell’integrazione dei diversabili (in Francia, Germania, Olanda per fare esempi che noi della Melone conosciamo meglio, i diversabili frequentano classi differenziali) è stata resa inutilizzabile perché, allo scopo di tagliare fondi per abbassare le tasse, la Scuola è lasciata sola ad affrontare bambine come Riccarda.

Noi ce la mettiamo tutta nel nostro lavoro, le insegnanti mettono l’anima per favorire la crescita umana e culturale di tutti i bambini, ma nessuna di loro è in grado di affrontare casi come Riccarda: abbiamo bisogno di auto. Il numero di ore in cui le insegnanti sono affiancate dalla docente di sostegno o dalla AEC è esiguo e tale da non permettere assolutamente la “copertura” totale delle 40 ore settimanali di Scuola (non ci sono fondi per la Scuola, ma ci sono fondi per certi superpensionati o per certi dirigenti che percepiscono stipendi superiori a quelli del Capo dello Stato) e comunque mancano i finanziamenti che potrebbero permettere il miglioramento delle condizioni di Riccarda e di quanti altri sono stati “gettati” nelle classi senza alcun aiuto concreto, lasciati alla buona volontà di vere “sante”, maestre e assistenti, che tornano spesso a casa con le gambe piene di lividi.

Noi tutti operatori della Scuola vogliamo che Riccarda resti con noi a Scuola, insieme a tutti gli altri bimbi, e vi resti come altri bimbi che non sono riconosciuti diversabili, ma che, per il disagio di natura sociale o familiare vissuto, mettono comunque a rischio l’incolumità propria o degli altri. Noi vogliano che Riccarda, come anche i vari bimbi che abbiamo “sospeso” per far comprendere la situazione ai loro genitori (i quali evidentemente non vogliono riconoscere le scomposte richieste di aiuto dei propri figli), abbiano il supporto che necessitano, anche a costo di ridurre gli stipendi … di tutti gli stipendi.

Pubblicato martedì, 9 Giugno 2015 @ 08:09:03     © RIPRODUZIONE RISERVATA