Lunedì 13 Aprile 2015, un gruppo di noi studenti della “Corrado Melone” è stata ospite delle scuole superiori che avevano organizzato un interessantissimo incontro con la dottoressa Rita Borsellino ed i giornalisti Michele Cucuzza e Angelo Vecchio presso l’Aula Consiliare del Comune di Ladispoli, dove erano presenti anche il Sindaco Crescenzo Paliotta, il vicesindaco Giorgio Lauria e gli assessori Roberto Ussia e Francesca Di Girolamo.
Tutto è nato grazie al progetto “Più sai, più sei”, ideato dalla prof.ssa Sara Leonardi dell’Istituto Alberghiero. “La scuola attraverso la collaborazione delle famiglie ed enti, deve sollecitare quelli che sono gli interessi, i sogni, le passioni dei giovani per farle realizzare e sviluppare nel migliore dei modi. La legalità inizia nella quotidianità di ognuno di noi, dai comportamenti di ogni giorno”. L’obiettivo principale del progetto è quello di insegnare e far sperimentare ai ragazzi, attraverso un percorso di legalità, l’importanza di divenire buoni e responsabili cittadini, inseguendo le proprie mete.
Il progetto è stato realizzato in collaborazione con il Liceo Pertini, con referente la prof.ssa De Caro.
Successivamente ha preso la parola il giornalista Michele Cucuzza che ci ha illustrato i propri pensieri sull’illegalità e su quanto sia dannosa per tutti i cittadini.
“La mafia e tutte quelle organizzazioni criminali ci rendono poveri, tolgono danaro ai cittadini, rubano la speranza ai giovani.” Queste sono le sue parole, condivise da molti che descrivono sinteticamente ciò che è la mafia e tutto ciò che è legato alla malavita.
Queste organizzazioni criminali rubano annualmente circa centocinquanta miliardi; la cifra di danaro persa a causa dell’evasione fiscale ammonta a circa sessanta miliardi all’anno e la corruzione provoca una perdita di circa centoventi miliardi annualmente.
Se pensiamo che con solo 1,6 miliardi potrebbero essere costruiti dieci ospedali, piste ciclabili, scuole, migliorate le strade e i servizi pubblici in genere, possiamo immaginare quanto possa essere dannosa la presenza di queste persone che hanno sete di potere e soldi e lo ottengono togliendolo a tutti noi! Sono dei parassiti per la popolazione, perché vivono e si arricchiscono sulle spalle e sulla fatica degli altri, togliendo benessere a tutte le persone oneste.
Noi dobbiamo incominciare a pretendere quelli che sono i nostri diritti e fermare del tutto queste organizzazioni che hanno il solo ed unico scopo di indebolire gli altri, soprattutto dal punto di vista economico, con il solo scopo di essere più potenti.
Dobbiamo sostenere le forze dell’ordine e i magistrati in quanto difendono e rappresentano noi e i nostri ideali per i quali dobbiamo combattere una battaglia contro l’illegalità che sembra non finire più.
Anche il cronista Angelo Vecchio è intervenuto su questa tematica, spiegandoci quando è nata la mafia.
Alcuni studiosi definiscono la nascita verso l’anno 1000 o 1200, altri sostengono che si sia sviluppata più tardi, intorno al ‘700.
La prima volta che venne utilizzato il sostantivo “mafia” fu nel 1865, quando Antonio Guarnieri da Palermo scrive una lettera al governo italiano denunciando la presenza di organizzazioni criminali.
Ma il governo non s’interessò della questione, infatti ha sempre volutamente sottovalutato e trattato con massima ingenuità e poca attenzione le situazioni in relazione alla malavita. Ciò ha permesso di far sviluppare e dare terreno libero a queste organizzazioni che in particolare dagli anni ’80, fino ai giorni nostri, hanno preso il sopravvento e acquisito un fortissimo controllo in territorio nazionale e non.
In seguito abbiamo ascoltato con attenzione le parole di Rita Borsellino, sorella di uno dei magistrati più ostacolati della storia della Magistratura italiana, ma soprattutto sorella di un uomo da ammirare, coerente e coraggioso, che ha lottato fino all’ultimo per i suoi ideali e fu trucidato con l’intera scorta: Paolo Borsellino.
Rita descrive Paolo come una persona che è sempre stata coerente, e sin da piccolo ha lottato per la giustizia.
Un episodio in particolare fin dall’età di otto anni interessava Paolo Borsellino, ovvero il fatto che ci fosse un suo compagno di scuola elementare che quando era in classe si addormentava e veniva per questo castigato dall’insegnante. In realtà quel bambino, della medesima età di Paolo, lavorava tutta la notte fino all’alba insieme al padre nella loro attività ittica, per sostenere la famiglia e dormiva pochissimo; quando rientrava da scuola non poteva studiare perché doveva ancora una volta andare a lavorare, perciò egli non ebbe mai il privilegio di studiare, di far realizzare i propri sogni. Questa per Paolo Borsellino, e per tutti noi, rappresentava una vera e propria ingiustizia.
Ogni volta che Paolo parlava di situazioni ingiuste Rita ricorda che il fratello batteva forte il pugno sul tavolo dicendo con fermezza: “Non è giusto!”.
Il suo carisma è sempre stato presente in lui, portandolo a combattere spesso da solo la mafia.
Fu il 19 Luglio del 1992 il giorno programmato da quelle persone che ritenevano scomoda la presenza di Paolo per porre fine alla sua vita.
Ancora non veramente tutti i responsabili che dovrebbero stare in galera non sono stati trovati, ma si spera che un giorno si possa sapere di più. Ciò che stona è che quanti in vita ostacolarono l’azione di lotta alla mafia di Paolo Borsellino, ora che è morto ne parlano come un eroe.
Circa due mesi dopo la morte del fratello, Rita ha iniziato a girare per le scuole, portando testimonianze e diffondendo i giusti ideali suoi e di suo fratello.
Secondo la sorella del magistrato, l’elemento più importante per la vita di ogni individuo è la coerenza, perché la coerenza è la legge suprema di ognuno.