Il 17 aprile, le classi I e II H del tempo prolungato dell’Istituto “Corrado Melone” hanno partecipato a un incontro sull’archeologia del territorio di Ladispoli, presentato dall’ufficio archeologico del Comune di Ladispoli e tenuto dall’esperta di archeologia la dottoressa Pamela Stracci.
Questa attività aveva come obiettivo quello di farci conoscere meglio la storia del nostro territorio, in particolar modo la sua evoluzione che va dalla protostoria sino ad oggi. All’inizio c’è stato spiegato cosa sia l’archeologia: una scienza che studia le civiltà e le culture umane dell’antichità attraverso la ricostruzione di documenti, fossili e tracce che i vari popoli hanno lasciato nel corso dei secoli. Infatti, attraverso gli studi archeologici si può ricostruire la storia di un popolo. La lezione si è basata su una serie di slide che hanno passato in rassegna il ricco complesso monumentale e archeologico del nostro territorio.
Sono state presentate le principali evidenze archeologiche: Torre Flavia, la Posta Vecchia, il castello di Palo, la Villa Romana di Pompeo a Marina di San Nicola, il Castellaccio di Monteroni, il Tumulo dei Monteroni.
Dopo questa parte generale, è stata presentata l’attività di scavo risalente al 2008 e al 2010, che si è svolta nella zona del Fosso Vaccina, dove si sta costruendo lo stadio di Ladispoli. All’inizio sono stati ritrovati strati alluvionali, limo ma anche resti ceramici tra cui un frammento di ansa di situla, un tipico vaso a forma di secchio. Gli archeologi più scavano, più tornano indietro nel tempo ed è appunto scavando più in profondità che sono stati rinvenuti i primi frammenti ceramici e resti di animali. Nel 2010 è stato rinvenuto un acquedotto romano molto lungo che da Cerveteri raggiungeva la costa e un villaggio di epoca protostorica, infatti in questo sito sono stati trovati i resti di due capanne, la cui struttura è stata ricostruita basandosi sulle buche dei pali di sostegno: queste due capanne appartengono ad un villaggio dell’età del bronzo, quindi risalgono al periodo che va dal 1400 al 1100 a. C. Dalle ricostruzioni, apparivano con forma ovoidale, una di 100 mq, l’altra di 140 mq, entrambe con un portico antistante. Ci sono stati illustrati i vari reperti, tra cui quello più interessante è il frammento di un vaso miceneo (a testimonianza di un forte influsso del mondo greco) oltre a una punta di freccia, al manico di un’anfora a forma di becco di papera. Dallo studio dei ritrovamenti è stato possibile risalire a cosa coltivavano, cosa allevavano e di conseguenza cosa mangiassero i nostri antenati “ladispolani” nell’età del bronzo. Molto interessante la spiegazione sui rilevamenti che vengono fatti prima dello scavo: un grande aiuto è fornito dall’aerofotogrammmetria, dalle riprese aeree è possibile percepire una visione d’insieme del territorio e scoprire alcune evidenze archeologiche: per esempio nei pressi di siti archeologici la vegetazione non cresce, oppure cresce soltanto dell’erba, ma non gli alberi. Un altro passaggio importante è stato quello sulle misurazioni effettuate durante lo scavo (vengono usate varie tecniche di realizzazione e abbiamo avuto la possibilità di vederne alcuni esempi) e gli attrezzi utilizzati dall’archeologo: la trowel (un tipo particolare di cazzuola), la scopetta, la paletta, le ginocchiere o il tappetino, il filo a piombo, piccone, pala e carriola.
Abbiamo partecipato all’attività con molta attenzione, prendendo appunti e scattando foto e possiamo dire che la dottoressa Stracci ha pienamente soddisfatto la nostra curiosità, cercando di rispondere a tutte le nostre domande.
Ci piace riportare il testo della slide finale, dove appariva questo messaggio, condiviso da tutti noi: “apprezzare la storia del proprio territorio, conservarla e valorizzarla, si traduce in uno sviluppo del senso civico . . . e si diventa cittadini migliori”.