Ladispoli, gli studenti della Corrado Melone a "Senza Atomica" • Terzo Binario News

senzatomica1Lunedi 30 Marzo, Roma. Il principale motivo per cui ho voluto scrivere questa data è perché solo in quel giorno ho aperto gli occhi e mi sono resa conto di come l’uomo continui a stupirmi in senso negativo, e a dimostrarlo vi è la bomba atomica. Io non so quanti al mondo sanno cosa sia una bomba atomica, cosa essa provoca, i danni sull’ambiente e sull’intera umanità, o quando e per quale scopo sia stata costruita, ma ho intenzione di spiegarlo al meglio in questa semplice relazione. Iniziamo… dall’inizio.

Tutti sanno che da sempre l’uomo ha scatenato numerose guerre, (tra cui le più cruenti le due guerre mondiali), ma indipendentemente dalla violenza scatenata, dall’odio sprigionato, l’uomo non era mai riuscito a sterminare centinaia di migliaia di persone in un solo colpo.

Noi siamo il Futuro del nostro Passato. Siamo la nuova ”generazione”, la nuova ”intelligenza” … Quella che, tecnicamente, dovrebbe rappresentare il passo di un importante cambiamento della nostra umanità. Secoli dopo secoli, ci ritroviamo invece a usare la nostra splendida intelligenza per distruggerci gli uni con gli altri! Nell’antichità, l’uomo scopriva e a creava oggetti per la propria sopravvivenza, poi per la propria evoluzione, per il proprio passatempo e infine … lo ha fatto per distruggere, o meglio per l’autodistruzione! La mostra a Roma “Senza Atomica” illustrava proprio questi concetti. L’uomo, l’essere vivente più intelligente del mondo, ora può autodistruggersi con bombe capaci di far saltare in aria intere regioni, bombe delle quali soltanto 9 basterebbero per distruggere l’intero pianeta Terra, eppure al momento ci sono 16.370 e molte sono già … puntate! Bombe che potrebbero essere evitate se solo si usasse un’arma ben più potente e molto meno pericolosa da sempre: il dialogo! Purtroppo viviamo in un mondo che ignora il dialogo, la conoscenza, un mondo dove regna la volontà del potere e della sopraffazione.
La prima bomba, testata del deserto del Nuovo Messico, fu realizzata da un team di scienziati che aveva lavorato in estrema segretezza per oltre due anni. Fino agli anni ’40 la fisica nucleare era avanzata a passi da gigante, grazie al costante scambio di informazioni tra gli scienziati di USA, Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia. Questi Paesi vantavano dei centri di ricerca di fisica nucleare, la nuova scienza del ventesimo secolo, all’avanguardia. In seguito alla pubblicazione di un articolo (di sole due pagine) sulla rivista scientifica “Nature” di Lise Meitner l’11 febbraio 1939, si comprese che non solo l’atomo si poteva dividere, ma che il nucleo di atomi pesanti, colpito da particelle nucleari, poteva rilasciare altri neutroni, innescando una reazione a catena.

Fu proprio durante la Seconda guerra mondiale, che gli USA avviarono così il cosiddetto “Progetto Manhattan”, un programma di ricerca che aveva come finalità la realizzazione delle prime bombe atomiche. Infatti il fisico ungherese Leo Szilard temeva che i tedeschi potessero approfittare degli esperimenti realizzati a Berlino per costruire una bomba. Si rivolse allora ad Albert Einstein per convincerlo a scrivere al presidente americano Roosvelt. Quest’ultimo avvertì il pericolo e accettò di firmare la lettera. Nel 1942 Roosvelt decise di avviare il progetto.

I laboratori segreti furono dislocati in una località remota del Nuovo Messico, Los Alamos. Ben presto, però, divenne evidente che il nemico non stava affatto sviluppando la bomba. Tuttavia la maggior parte degli scienziati continuò a competere come se ci fosse ancora un incredibile avversario. Morto Roosevelt, spettava al successore Harry Truman la decisione sull’impiego. Così egli creò un comitato con i quattro maggiori responsabili: Fermi, Oppenheimer, Compton,e Lawrence. Nel giugno del 1945, il comitato suggerì al presidente di sganciare la nuova arma su una città giapponese per colpire installazioni militari, che però erano circondate da case o altre costruzioni facilmente danneggiabili. La prima bomba, come già detto, fu testata il 16 luglio 1945 nel deserto del Nuovo Messico, a 100 km di Alamogordo. L’esplosione fu devastante, la bomba liberò un’energia pari a 22 mila tonnellate di tritolo. Successivamente due bombe vennero impiegate sulla popolazione giapponese. I più fortunati morirono sul colpo, polverizzati, ad altri si staccò letteralmente la pelle, altri rimasero nel tempo soggetti a malattie fisiche molto gravi.

Quando esplode una bomba nucleare di simile potenza, l’energia termica, meccanica e radioattiva che sprigiona, è tanto grande da distruggere tutto in una vastissima area. Il calore è tale da trasformare la sostanza organica di cui sono fatti gli esseri viventi (carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto) in gas, facendo letteralmente scomparire la vita. Inoltre Wladimir Alexandrov e Paul Crutzen. nel 1948 capirono che le polveri causate dalle esplosioni avvolgerebbero la Terra, causando l’oscuramento della luce stessa, abbassando la temperatura sul pianeta fino ad arrivare all”inverno nucleare” e di conseguenza alla ”fame nucleare” perché le piante non potrebbero più svolgere la fotosintesi.
Eppure, mi sono chiesta, ma qualcuno, si sarà pur salvato, no?

Oh sì, sono i cosi detti ‘hibakusha’, dal giapponese ‘coloro che sono stati colpiti dal bombardamento’. Sono le persone che, in seguito all’esplosione si sono ritrovate senza figli, senza genitori, la persona tanto amata o l’amica del cuore. Coloro che forse sono scampate alla morte, dopo hanno sofferto la mancanza delle persone a loro care. Alcune sono riuscite ad andare avanti, portandosi dentro i ricordi, e altre si sono tolte la vita non riuscendo più a vivere serenamente, come prima.

C’è da dire che coloro che hanno deciso di continuare la loro vita sulla Terra, sono stati coraggiosi. Essendo degli hibakusha, la gente spesso li allontanava, li maltrattava, insomma non venivano più trattati come persone normali. Il motivo di questo ‘respingimento’ della società, era che tutti pensavano che questi sopravvissuti avrebbero intaccato il resto della popolazione ‘sana’, trasmettendo loro strane malattie causate dalle radiazioni dovute all’esplosione della bomba atomica o che potessero trasmettere le radiazioni stesse, erano “radioattivi”. Avevano difficoltà anche ad amare qualcuno, perché, essendo contaminati dalle varie radiazioni della bomba, avrebbero potuto far nascere bambini deformati, malati gravemente o addirittura nati morti. Ragazze giovani, sfigurate ormai dalla bomba, hanno dovuto rassegnarsi a convivere con i loro volti completamente rovinati, non riuscendo a vivere, come è giusto che sia, la loro giovinezza in modo normale.

Eppure loro non avevano nessuna colpa, ma si possano paragonare a degli zombie, dei morti viventi, rifiutati dalla comunità che ne è spaventata. Io non credo che gli hibakusha debbano essere esclusi, non è colpa loro se sono stati offesi in quel modo, è colpa delle menti malate di alcuni uomini che, pensando di essere dei grandi geni, progettano e buttano bombe atomiche o usano la violenza per primeggiare.
Se molti hibakusha si suicidarono, altri cercavano speranza in qualcuno che poteva ascoltarli e magari trarne importanti testimonianze della catastrofe. E quindi alcuni di loro hanno deciso di condividere le loro storie con noi. ”poiché le guerre nascono nella mente degli uomini, è nella mente degli uomini che devono essere costruite le difese della pace.” Così cita l’UNESCO, che ormai si impegna da anni in quella ricerca di una pace che dovrebbe essere garantita a tutti, La sicurezza umana può essere intesa come essere protetti o meglio, sentirsi protetti. Si è cercato infatti di realizzare questa idea, promuovendo in vari modi il disarmo mondiale degli Stati dalle bombe nucleari!

Anche sul piano ambientale, la bomba atomica ha portato seri danni, non solo alla zona colpita. I terreni sono diventati completamente incoltivabili perché vi crescerebbero vegetali contenenti elementi radioattivi che, a loro volta, contaminerebbero gravemente le persone.

Ma ora basta con la Storia, ritorniamo alla bomba in sè. L’atomica è in grado di creare disastri e di uccidere milioni di persone. Per questo esiste “l’orologio dell’Apocalisse”. Esso è un orologio creato dagli scienziati del Bulletin of the atomic Scientists dell’università di Chicago nel 1947. Simboleggia l’urgenza della problematica relativa all’esistenza di ordigni nucleari capaci di mettere letteralmente fine alla specie umana. La mezzanotte simboleggia infatti la fine del mondo causata da una guerra atomica. Il tempo minimo è stato registrato nel 1953, durante la “crisi di Cuba” ed equivale a 2 minuti. Attualmente solo 3 minuti ci separano dalla mezzanotte!
Alla mostra organizzata dalla Soka Gakkai, vi è stato uno spettacolare modo di far vivere a tutti coloro che visitavano il museo, l’esperienza dell’esplosione di una bomba atomica. All’incirca, ogni 30 minuti, in tutto l’edificio si sentiva la voce di una donna che diceva ‘Attenzione. tra 45 secondi verrà riprodotta la registrazione di una bomba atomica a distanza di 20 km dal punto di lancio.’ ed in seguito ‘Attenzione. tra 10 secondi verrà riprodotta la registrazione di una bomba atomica a distanza di 20 km dal punto di lancio’. Beh, che dire, i brividi!
È stato un fortissimo impatto.

Al solo pensiero che ciò che abbiamo sentito noi era ad una distanza di 20 km, mi ha fatto molto pensare a cosa sarebbe accaduto a chi si fosse trovato a poca distanza dalla bomba.

Qualcosa di inspiegabile, che ha suscitato in me, e un po’ in tutti noi visitatori, è stata questa mostra: un miscuglio di emozioni. Un po’ la paura, la curiosità, l’angoscia e la tristezza per chi lo ha vissuto davvero questa terribile esperienza.

Non è forse un grande traguardo che troppo poche nazioni abbiano deciso di rinunciare a quel genere di armi, ma ciò che conta di più è il cambiamento, l’evoluzione negli anni della mentalità umana e la consapevolezza che, anche se lentamente, si dovrebbe andare verso il totale disarmo.
Peccato che l’Italia abbia sul suo territorio venti ordigni nucleari nella base bresciana di Ghedied altri 50 nei bunker Usa di Aviano.

Ecco questo è tutto ciò che mi ha insegnato questa mostra. Non si trattava di una mostra con materiale monumentale e di testimonianza ma più una mostra che ti fa ragionare, che ti fa aprire gli occhi. Quindi ringrazio i professori e il preside che hanno organizzato quest’uscita, perché adesso sono cosciente dei fatti e del mondo che mi circonda e un giorno so che potrò dire la mia. Concludo ritornando al discorso iniziale: siamo veramente arrivati al punto dell’autodistruzione? La nostra intelligenza ci porterebbe ovunque e noi invece costruiamo bombe. Secondo me è anche un segno di razzismo, di paura e disprezzo dell’altro. Mai si dovrebbe arrivare a togliere la vita ad un altro essere umano e mai neanche per la paura della diversità. ”noi tutti, cittadini del mondo, abbiamo l’inviolabile diritto alla vita. Chiunque attenti a questo sacrosanto diritto è un’incarnazione del demone, un mostro.” Josei Toda.

 

Pubblicato giovedì, 23 Aprile 2015 @ 07:53:25     © RIPRODUZIONE RISERVATA