La nostra amata Italia è nata da un atto democratico (fatto avvenuto solo per pochissimi Paesi): quello della votazione del 2 giugno 1946. In realtà la sua unità non era stato il risultato di una lotta di liberazione, ma (con buona pace di chi ancora oggi pretende di dare a bere agli sprovveduti una presunta superiorità del nord) si trattò di una vera e propria invasione di uno Stato sovrano da parte dei Savoia del Regno di Sardegna, con l’aiuto della flotta inglese e dalla mafia locale che appoggiarono l’eroica azione dei mille di Garibaldi. Oggi le cose sono molto cambiate ed è chiaro per molti (purtroppo non per tutti, chi per ignoranza, chi per malafede) la necessità della collaborazione fra Popoli e Nazioni, anzi la necessità della loro unione, quella unione che in Europa ha portato per la prima volta (no, non è un errore, si tratta proprio di una “prima volta” nella storia) ad un periodo di pace superiore a 50 anni.
Come tutti sanno, la storia è scritta dai vincitori e in Italia questa regola non fa eccezione. Così l’invasione del Regno delle due Sicilie, da parte del Regno di Sardegna, necessaria per risanare le finanze dei Savoia in dissesto per le guerre di indipendenza, fu trasformata in impresa epica affidata ai garibaldini. Allo stesso modo, dopo l’unità, i proletari (nel senso letterale del termine), cioè coloro che avevano come unica ricchezza le braccia dei giovani, si ritrovarono proprio senza quei giovani, chiamati al servizio di leva obbligatorio. Chi cercava di sottrarsi, per non far morire di fame la propria famiglia, diventava automaticamente e necessariamente “brigante”.
Ma alla “Melone” non ci fermiamo alle apparenze, o alla storia di comodo utile anche per certi politici attuali, e così il colonnello Enzo Musardo, autore del libro “Napoli, fine di un regno antico”, è stato ospite degli studenti per raccontare quella storia di vergogna che viene nascosta ai nostri figli da una scuola ancora non veramente libera. I nostri studenti hanno così imparato che il Regno d’Italia non ha nulla da invidiare alle SS naziste, anzi i tedeschi hanno strutturato i campi di sterminio imparando dal campo di Fenestrelle, dove furono internati i soldati fatti prigionieri nella conquista del sud Italia i quali, fedeli al loro iniziale giuramento da soldati, non avevano voluto servire il nuovo re. Infatti molte delle persone arrestate, lì rinchiuse e fatte morire di fame e di freddo, erano soldati, sotto-ufficiali e ufficiali che facevano parte dell’esercito borbonico. Anche l’ideologia che descrive gli abitanti del sud come dei lavativi e dei briganti, oggi usata per dare credito a chi fa di ogni erba un fascio per indicare gli stranieri come sicuri malfattori, nacque in quel periodo e conserva il nome di Lombroso. Anzi l’Italia in quell’epoca anticipò le leggi razziste grazie alla Legge redatta dal deputato Giuseppe Pica che aboliva per il sud le garanzie costituzionali dello Statuto albertino permettendo di fucilare i presunti colpevoli senza necessità di interrogatorio e, come scrive nel 1864 il Padula: “Si arrestano le famiglie dei briganti, ed i più lontani congiunti; e le madri, le spose, le sorelle e le figlie loro, servono a saziare la libidine, ora di chi comanda, ora di chi esegue quegli arresti.»
Temi tristi e “pesanti”, addolciti però dai passi di danza di una bellissima ballerina che ha volteggiato al suono di coinvolgenti “pizziche” e “tarantelle”, eseguite dal gruppo musicale “I nuovi briganti” che ha interpretato anche canzoni popolari che hanno ricordato avvenimenti e personaggi del passato, come l’ascesa e caduta di Masaniello, un leader del popolo invischiato nella macchina del fango dell’epoca.
Masaniello fu protagonista della rivolta napoletana che vide la popolazione della città insorgere contro la pressione fiscale imposta dal governo spagnolo dei Borboni. Ma un giorno, il popolo cominciò ad accusarlo di pazzia e di tradimento, perché giravano su di lui voci completamente infondate miranti a screditarlo. Prima di essere catturato, quando capì che sarebbe stato ucciso, disse:
“Amici miei, popolo mio, gente: voi credete che io sia pazzo. E forse avete ragione voi: io sono pazzo veramente. Ma non è colpa mia, sono stati loro che per forza mi hanno fatto impazzire! Io vi volevo solo bene e forse sarà questa la pazzia che ho nella testa. Voi prima eravate immondizia ed adesso siete liberi. Io vi ho resi liberi. Ma quanto può durare questa vostra libertà? Un giorno?! Due giorni?! E già perché poi vi viene il sonno e vi andate tutti a coricare. E fate bene: non si può vivere tutta la vita con un fucile in mano. Fate come Masaniello: impazzite, ridete e buttatevi a terra, perché siete padri di figli. Ma se invece volete conservare la libertà, non vi addormentate! Non posate le armi! Lo vedete? A me hanno dato il veleno e adesso mi vogliono anche uccidere. Ed hanno ragione loro quando dicono che un pescivendolo non può diventare generalissimo del popolo da un momento all’altro. Ma io non volevo far niente di male e nemmeno niente voglio. Chi mi vuol bene veramente dica per me solo una preghiera: un requiem soltanto quando sarò morto. Per il resto ve lo ripeto: non voglio niente. Nudo sono nato e nudo voglio morire.”
Enzo Musardo è esperto consulente di armi e di esplosivi, redattore di libri di testo nella materia e di manuali tecnici, consulente industriale internazionale e perito balistico di tribunale. Oggi, sotto lo pseudonimo di Enzo Parabita, si dedica, in particolare, al suo hobby preferito di appassionato ricercatore di storia medioevale e moderna, alla scoperta della verità storica da sempre nascosta sull’Unità d’Italia.
Musardo ci ha parlato del XIX secolo, in special modo del Regno delle due Sicilie, uno dei più antichi stati Italiani, nato nel XII secolo, e rimasto sempre integro pur attraverso una serie di passaggi da un dominio all’altro, fino all’unificazione politica di tutta la penisola.
L’origine del termine “Italia” viene dal greco “Italìa” cioè terra del fuoco, in riferimento al sud. Però il termine “Italiano” nacque solo nell’800. Infatti occorre ammettere che il termine “Risorgimento” d’Italia è inadatto, perché “risorgimento” implica che l’Italia sia esistita e si stia rialzando, ma politicamente lo Stato “Italia” non era mai esistito, ma si definì “Regno d’Italia” quello che era il “Regno di Sardegna” dei Savoia. Fino a quel momento l’unico vero stato con un’identità nazionale fu il regno delle due Sicilie, che aveva come sovrani i Borboni. Il regno delle due Sicilie era ricco, grazie soprattutto al sovrano Ferdinando II, anche se questa ricchezza non era diffusa in tutto il popolo, come d’altronde accadeva anche nel Regno dei Savoia. Tuttavia alcune idee progressiste furono adottate da questo sovrano, come nella fabbrica di San Leucio o quando, per diminuire le tasse, dimezzò il reddito suo e dei suoi ministri. Lo stesso Ferdinando II creò un edificio dove potevano alloggiare tutti i poveri e i giovani, con l’obbligo per questi ultimi, di seguire i corsi per imparare un mestiere che si tenevano al piano terra dello stesso palazzo. L’idea piacque molto alla moglie tedesca, Maria Sofia (la sorella di Sissi imperatrice d’Austria e Ungheria), che volle riprodurla a Monaco di Baviera dove era nata e dove tornò alla morte del marito. Lei arrivò anche ad ottenere contatti con il mondo anarchico ed insurrezionale, conobbe, ad esempio, Errico Malatesta, e per questo fu soprannominata, del tutto impropriamente, “Regina degli anarchici”.
Infine Musardo ci ha parlato della statua posta davanti alla scuola “Salvo D’acquisto” a Cerveteri, che rappresenta un brigante di nome Domenico Tiburzi. Questo brigante pretendeva dai grandi proprietari terrieri la “tassa del brigantaggio” e in cambio garantiva protezione agli stessi proprietari terrieri (praticamente il moderno “pizzo”). Tiburzi però divenne un eroe popolare, il “brigante buono e soccorrevole” che uccideva “perché fosse rispettato il comando di non uccidere”. Eliminò, infatti, molti briganti che si erano distinti per la loro prepotenza e cattiveria, quando capiva che non sarebbe riuscito con la persuasione a ridurli a più miti comportamenti. Egli distingueva la “legge” dalla “giustizia” e lui stesso si era nominato protettore della giustizia anche contro la legge dello Stato. Rubava alle persone, e poi dava parte di ciò che aveva rubato ai disabili, ai poveri o alle vedove: un po’ come il leggendario Robin Hood! Al contrario della maggior parte delle persone dell’epoca, Tiburzi sapeva leggere e scrivere e alla sua morte fu ritrovato un registro sul quale il brigante aveva trascritto tutti i nomi di chi aveva derubato, la quantità di denaro rubato e i nomi di quelli cui aveva donato ciò che aveva rubato. Quando morì, il sacerdote non volle seppellirlo in un’area consacrata, perché era un brigante, ma la popolazione si ribellò, e allora il sacerdote risolse l’impasse seppellendolo al bordo del Camposanto di Capalbio con la parte inferiore del corpo (ritenuta innocente) nell’area consacrata e l’altra metà (dove sono cuore e cervello colpevoli) all’esterno di essa.
Questo incontro è stato divertentissimo, grazie alla ammirazione della danzatrice e della musica coinvolgente che abbiamo ascoltata, ma anche interessantissimo perché abbiamo capito che non ci viene raccontata sempre tutta la verità. Noi oggi sentiamo come fratelli i piemontesi (Ladispoli faceva parte del “papato” ed anche questo Stato fu invaso dai Savoia ed annesso al Regno d’Italia), i napoletani, i siciliani … come sentiamo fratelli gli olandesi, i francesi ed i tedeschi con cui svolgiamo gemellaggi. Non ci interessano le frontiere che ci dividono dai nostri fratelli, ma è bene che sappiamo come è stato creato il Regno d’Italia basato su menzogne e violenze. Dopo questo incontro, ancora più amiamo la nostra Repubblica, nata dalla libera espressione del popolo e non da mire finanziarie di un Savoia. Ancora più desideriamo che l’Europa divenga una realtà sempre più vera. Insegnare la storia è importante affinché si impari dagli errori del passato ed anche affinché non si venga turlupinati da bugiardi che usano bufale per imporre false idee di superiorità di qualcuno su qualcun altro. A chi parla di superiorità del nord, ricordiamo che se i Savoia non avessero rubato le casse dei Borboni, il Piemonte sarebbe stato annesso forse dalla Francia (come era cominciato con Nizza e la regione della Savoia) e forse oggi il ricco nord Italia sarebbe il povero sud della Francia.
Riccardo Agresti e Simone Cama e Ismaele Spinelli 3M