Ancora un incontro con la legalità dei ragazzi dell’Istituto Comprensivo “Corrado Melone” di Ladispoli svoltosi nella sala consiliare, messa gentilmente a disposizione degli studenti dal Sindaco, dottor Crescenzo Paliotta, e dal presidente del consiglio comunale, dottor Giuseppe Loddo.
A parlare di legalità due ospiti di eccezione: il Comandante la locale stazione dei Carabinieri di Ladispoli, Maresciallo Roberto Izzo, e l’Assessore alla scuola, dottor Roberto Ussia.
Dopo un interessantissimo filmato, che ha descritto approfonditamente la struttura e le funzioni della “Benemerita” resa corpo a se stante (quarta forza armata del Paese) proprio dal Presidente Mattarella quando era ministro della difesa circa 15 anni fa, il comandante Izzo, con i suoi uomini e l’assessore Ussia hanno spiegato, agli attentissimi ragazzi presenti, quali siano i pericoli ed i reati in cui possono incorrere giovani della loro età. Reati che non saranno puniti con l’arresto e la prigione, perché si tratta di minori di 14 anni, ma che comunque portano a gravi conseguenze e segnalazioni ai giudici minorili, precludendo possibilità future.
Il primo argomento ha trattato le problematiche relative alla famiglia. Purtroppo la situazione di crisi, che ha colpito il mondo occidentale, spesso provoca gravi conseguenze in famiglia. I genitori che si ritrovano senza lavoro e senza possibilità di dedicarsi ai loro figli, rischiano spesso di rifugiarsi nell’alcolismo o cadere nella violenza familiare. Non bisogna aver paura e chiudersi in se stessi, ma rivolgersi a chi è sempre pronto ad ascoltare i problemi dei giovani e possono tentare di aiutare chi subisca violenze. I professori o i carabinieri sono a disposizione in ogni momento per schierarsi dalla parte di chi soffre ingiustizie. Non si tratta di delazione, ma di difesa e richiesta di aiuto, cui i ragazzi troveranno sempre una risposta se si rivolgeranno proprio a chi ha il compito di aiutare. I Carabinieri, infatti, non hanno solo compiti repressivi. Essi lavorano per conto della magistratura inquirente ed indagano per fare in modo che i giudici sappiano cosa sia accaduto realmente, in modo da poter assolvere o condannare sulla base dei reali dati di fatto. Possono certamente arrestare i cittadini, ma solo su mandato del giudice o in flagranza di reato. Il loro compito è quello di evitare che accadano reati, ma soprattutto, cosa che molti dimenticano, è quello di aiutare chi sia in difficoltà. Infatti quando un qualsiasi cittadino abbia un problema, potrà sempre rivolgersi senza difficoltà ai Carabinieri, presenti su tutto il territorio nazionale, trovando sempre un aiuto concreto.
Il comandante Izzo ha poi raccontato alcuni aneddoti della sua carriera, ma ha tenuto a rammentare soprattutto il brutto ricordo della sua prima azione di servizio sul territorio: rilevare i dati di un incidente in cui era morto un ragazzo sulla moto perché aveva battuto la testa non protetta da un casco. Troppi ragazzi perdono la vita per l’assurda imprudenza di non allacciarsi il casco o non indossarlo per nulla. È proprio pensando ai tanti ragazzi che ha dovuto osservare, morti a lato delle strade, che il comandante ha ordinato ai suoi uomini di essere inflessibili nell’infliggere multe e ritirare i motorini in caso di violazione dell’obbligo ad indossare il casco. Certamente può sembrare “cattivo” e severo il carabiniere che ti toglie il motorino per un mese e che obbliga i genitori a pagare una multa salata. Tuttavia perfido e crudele sarebbe se “lasciasse correre” e non facesse nulla: invece di garantire la vita a quel ragazzo che non si allaccia il casco, starebbe scommettendo su quanto tempo gli resterebbe da vivere prima di cadere dal motorino e battere la testa sull’asfalto. Le persone intelligenti conoscono le norme della convivenza civile ed i motivi per cui esistono, tutti miranti a far vivere serenamente ed in pace o addirittura a far vivere tout court. Altri invece non “ricordano” o non riconoscono le regole che la nostra società si è data per poter permettere a tutti di convivere civilmente. In questi casi occorre ricordarglielo con qualcosa che non si dimentichi facilmente, come una multa, come reazione di difesa della società, per fare in modo che il reato, cioè la violazione dell’accordo che regola la vita di tutti i cittadini che hanno deciso di vivere in comunità, non venga ripetuto.
Sul problema della droga si è espresso l’assessore Ussia, il quale ha spiegato come l’uso di sostanze stupefacenti sia un rischio troppo grande da correre. Che un adulto, che ormai non abbia nulla da offrire agli altri, si distrugga il cervello è certamente sbagliato, ma che un giovane, il quale ha ancora potenzialmente tante cose da fare ed offrire a tutti gli altri, si distrugga anzitempo e perda le possibilità che ha è un vero peccato ed un disastro per la società. L’invito è di non imitare quei ragazzi che hanno un cervello piccolo e lo nascondono facendo finta di essere grandi fumando sigarette o marijuana. Chi è veramente grande è capace di dire di no senza paura o timidezza agli inviti i questi sciocchi.
Un rischio nuovissimo, che i genitori di oggi faticano a comprendere, si nasconde nell’uso senza controllo di internet. Per comprendere cosa si rischia si pensi alla differenza fra il passeggiare nella piazza di un piccolo paesello (dove tutti si conoscono e si sa sempre con chi si sta parlando) e il passeggiare nella piazza di una grande città dove le persone circolano mascherate e con la voce camuffata. È chiaro che nel secondo caso nessuno si fida della persona con cui sta parlando perché potrebbe essere uno scienziato, ma anche un mitomane e non abbiamo possibilità di scoprirlo. Nei contatti via internet non possiamo mai avere certezza della persona con cui chattiamo, a meno che non sia una persona che conosciamo fisicamente. È così facile che dietro l’account, che mostra la foto di una bella ragazza o un bel giovane, si celi un pedofilo, uno spacciatore o comunque un bugiardo che potrebbe fare del male. Chi non vuol fare del male non si nasconde e non ha nulla da nascondere, chi invece non si fa riconoscere o si cela dietro una falsa identità avrà certamente un motivo valido per farlo e scoprirlo potrebbe essere molto pericoloso.
Un altro argomento trattato dal Comandante Izzo è stata la incapacità di alcuni ragazzi o ragazze di accettare la propria insita debolezza, per cui usano atti di forza o di emarginazione con i quali rendono evidente la debolezza di altri. Questo modo di fare, che chiamiamo “bullismo”, fa sembrare che questi ragazzi e ragazze abbiano quella forza che invece non hanno. In questo modo riescono a farsi accettare dal gruppo di coetanei che altrimenti emarginerebbe proprio loro perché incapaci di relazionarsi. Occorre ribellarsi a questi deboli mascherati da forti e parlarne con gli adulti. Ancora una volta il comandante ha ribadito che il riportare a docenti e genitori un sopruso, segnalare un comportamento scorretto, insomma denunciare chi si erge a “forte” non è delazione né segno di debolezza, ma anzi dimostrazione di forza e maturità, dimostrazione di non avere paura di inesistenti conseguenze, dimostrazione di sapere quale sia il modo di convivere degli adulti civili.
I calorosissimi applausi finali e le richieste di conoscere come si possa diventare carabinieri per difendere i più deboli, sono state la dimostrazione che i ragazzi presenti erano persone sane e mature.