“Dal 4 marzo all’8 aprile 1503 Cesare Borgia assediò il ducato di Ceri visto e considerato che lo Stato Pontificio non poteva ammettere che, estremamente vicina a Roma, la quale era la capitale ed il “cuore” pulsante dei sui domini, vi fosse insediata una realtà (checché protetta da una grande potenza egemone quale era all’epoca la Francia) che non fosse inserita più che organicamente nei suoi possedimenti dandosi, fra l’altro una certa autonomia, dal punto di vista del Vaticano, assolutamente impensabile, per cui il Papa Re e suo figlio (più il secondo che il primo) decisero d’impadronirsi del piccolo territorio di Ceri espugnandone il perno eccentrico del tutto rappresentato dalla sua possente rocca.
Asserragliato appunto sulla Rocca di Ceri, a 105 metri di altitudine, a difesa del suo possedimento, insieme ai suoi soldati, vi era all’epoca Renzo da Ceri, così si firmava Lorenzo Orsini valente uomo d’arme nato a Ceri, Signore di Ceri, Capranica, Blera, Tarascona e Pontoise, sotto ad assediarlo, come succitato, le truppe mercenarie dello spietato Cesare Borgia detto il “Duca Valentino” (Duca del Valentinois dopo aver sposato la nobile francese Charlotte d’Albret) quel Cesare Borgia che era uno dei tanti figli illegittimi del papa più scellerato di sempre quell’Alessandro VI Borgia (al secolo Roderic Llançol de Borja) il quale però aveva una grande “debolezza paterna” nei confronti di Cesare e della di lui sorella Lucrezia anche lei piuttosto “maltrattata” (a volte piuttosto impropriamente – ndr dalla storia in quanto spesso accomunata alle nefandezze del padre e del fratello che la usarono, finché possibile, per i loro intrighi politici o presunti tali. Una Lucrezia Borgia che comunque abbandonò la vita terrena a soli 39 anni andando a morire di setticemia.
Il fratello invece, il feroce e spietato Duca Valentino (indiscutibilmente però valente uomo d’arme) di battaglia in battaglia, conquistò molti territori allargando i domini pontifici fino a che raggiunse lo sbocco in Adriatico. Un Cesare Borgia che comunque ( lo si voglia o no) piacque molto a Niccolò Machiavelli ( Niccolò di Bernardo dei Machiavelli) che lo prese ad esempio e riferimento per la sua opera più famosa “il Principe” il cui titolo in origine era in latino “de Principatibus” con in essa contenuta anche la frase: “… e nelle azioni di tutti li uomini, e massime de’ principi, dove non è iudizio da reclamare, si guarda al fine. Facci dunque uno principe di vincere e mantenere lo stato: e mezzi saranno sempre iudicati onorevoli e da ciascuno lodati.” Dalla quale e sulla cui base, successivamente, addirittura fino ai nostri giorni, molto impropriamente è stata costruita la, ormai (purtroppo), famosa: “Il fine giustifica i mezzi”. Ma, dati alla mano, la notizia più eclatante è quella che all’assedio di Ceri del 1503 avrebbe partecipato nientemeno che Leonardo da Vinci. Vediamo perché Leonardo (Genio dei Geni) quasi certamente partecipò a tale fatto d’arme. Leonardo infatti accettò, a maggio del 1502 (attenzione alle date – ndr), l’incarico conferitogli dal Borgia con la nomina a: “Architecto et Ingegnero Generale” con le specifiche che egli doveva “vedere, mesurare, et bene extimare allo scopo di considerare li Lochi et Forteze e li Stati Nostri, Ad ciò che secundo la loro exigentia ed suo iudico possiamo provederli”. Fra l’altro in quella veste Leonardo seguì il Valentino nell’assedio di Urbino (ove divenne pure amico del Machiavelli). Urbino che, una volta conquistata, subì una spietata repressione con relative impiccagioni e strangolamenti. L’impegno di Leonardo da Vinci con il Borgia finì a maggio del 1503 mentre l’assedio di Ceri si svolse per 36 giorni dal 4 marzo all’8 aprile 1503 quindi in un periodo nel quale Leonardo era ancora con il Valentino partecipando, da stimatissimo consulente quale era considerato, a tutte le varie battaglie ed assedi che effettuò, in quel lasso di tempo, Cesare Borgia. Durante l’ assedio di Ceri le truppe pontificie spararono cannonate contro la rocca difesa dall’Orsini per ben 6.000 volte, il tutto insieme ad un numero imprecisato di proiettili incendiari lanciati, probabilmente, dalle evolute precise catapulte leonardesche. Almeno nella fase d’impianto dell’assedio Cesare Borgia, che, ovviamente, teneva in grandissima considerazione i consigli di Leonardo, si fece da lui ivi accompagnare, anche perché il Genio di Vinci (sebbene nato ad Anchiano che è nel territorio di Vinci ma non a Vinci stessa – ndr) a quella data, come abbiamo veduto, era ancora a Roma che lasciò solo a maggio per trasferirsi a Firenze ove, scrive il Vasari, iniziò a dipingere “la Gioconda”. Per inciso Leonardo aveva già creato precedentemente per il Borgia un nuovo composto di polvere da sparo, disegnate dettagliate mappe (come è noto all’epoca non esistevano le carte geografiche salvo, la simil, molto antecedente e non disponibile, antico romana Tabula Peutingeriana) per lo spostamento dell’esercito ed inoltre studiato delle macchine volanti e dei particolari “istrumenti” per la guerra subacquea. Dopo la resa di Ceri Lorenzo Orsini non fu ucciso, contrariamente a quanto era uso fare il duca Valentino, in quanto per la sua salvezza intercesse il re di Francia Luigi XII e la Francia era troppo potente da sfidare per uno stato pontificio (checché in forte espansione) e comunque sempre molto ascoltata (e temuta) in sede vaticana. Cesare Borgia morì in battaglia l’11 marzo 1507 durante l’assedio di Viana in Spagna trafitto da ventitré colpi di lancia. Leonardo da Vinci (espertissimo anche di idrografia) successivamente (siamo nel 1514), sempre non lontano da Roma, aveva progettato, dopo approfonditi studi da parte sua, sia il prosciugamento delle Paludi Pontine con le relative necessarie canalizzazioni, che la sistemazione del Porto di Civitavecchia ben considerandone sia le correnti marine in entrata ed in uscita che le relative fasi di marea. Gli entrambi, affatto trascurabili ed impegnativi lavori, in particolare quelli legati alle Paludi Pontine (non dimentichiamo che il Genio, fra l’altro, era anche un formidabile ingegnere di idraulica), erano stati fortemente voluti dal papa Leone X che li affidò per la realizzazione a quel grande imprenditore dell’epoca che era Giuliano de’ Medici, il quale contattò, senza indugi, Leonardo da Vinci pensando che era la Persona sicuramente giusta per procedere, ipso facto, a tali incombenze; cosa questa che il formidabile figlio del notaro Ser Piero iniziò subito a fare nella fase progettuale ma dovette, purtroppo, con grande rammarico da parte sua considerata il suo eterno desiderio di impegnarsi sempre in nuove sfide , fermarsi causa la morte che colse sia papa Leone X che Giuliano de’ Medici. Contrariamente a Cesare Borgia morto in battaglia, Leonardo da Vinci, il più grande Genio universale che il mondo abbia mai posseduto, venne invece a mancare il 2 maggio 1519 (all’età di 67 anni) nella dimora del castello reale di Cloux (vicino ad Amboise), con accanto Francesco I re di Francia piangente al suo capezzale che, disperato per tale dipartita, lo sosteneva, con grande dolcezza, fra le sue braccia. Si tratta di una data da ricordare considerando il fatto che il 2 maggio p.v. saranno trascorsi 505 anni dalla dipartita del Grande Genio Universale e tutto il mondo effettuerà, ovviamente Italia in testa, le relative importanti celebrazioni”.
* Arnaldo Gioacchini – Membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale UNESCO – Autore del libro “Il Leonardo meno noto”.