Corso di romeno in due scuole di Ladispoli, il preside Agresti risponde: "Nostra scuola esempio di inclusione da anni" • Terzo Binario News

AphJ4-UDMILUJmrL7W4xzxy8OnPvNtLMHhWVZRCB7pcASi è svolta poche ore fa la tanto attesa conferenza stampa indetta dal dirigente scolastico Riccardo Agresti, presso la sede di via Castellammare dell’Istituto Comprensivo Ladispoli 1, per chiarire una volta per tutte gli antefatti, le ragioni e le modalità con cui il corso di Lingua Cultura e Civiltà Romena (LCCR) è stato inserito nel POF (piano dell’offerta formativa). E’ bene ricordare che si parla di un insegnamento, totalmente offerto dal Ministero dell’Istruzione romeno, previsto per 18 ore settimanali in tre diversi istituti.

“Il progetto- ha spiegato in apertura l’ex D.S. dell’I.C. Ladispoli 1 Roberto Tasciotti- viene da una storia che risale a quasi dieci anni fa. Questo istituto si è sempre distinto per un lavoro costante sui temi dell’intercultura con un percorso, iniziato con il D.S. Accardo e continuato negli ultimi anni, che risponde alle indicazioni nazionali fornite dal Ministero che fra gli obiettivi inserisce la conoscenza della cultura degli altri paesi. Il concetto di base è la glocalizzazione, ossia adeguare la globalizzazione delle culture alle realtà locali. Il preside Agresti ha proseguito sulla strada dell’inclusione. Non da solo con un’iniziativa personale, ma seguendo tutto l’iter corretto e facendo approvare il progetto in consiglio docenti e consiglio d’istituto.”

“Questa scuola- ha concluso Tasciotti- ha una storia forte sul confronto interculturale e ciò dovrebbe essere considerato un motivo d’orgoglio.”

Ap4x-4shiZeZQRGH_bfkHJUNRsjGrffKAW09kdiYGQ5oLe domande dei giornalisti presenti hanno insistito non tanto sull’opportunità di svolgere un’attività didattica di rinforzo alla normale didattica e perdipiù in modo totalmente gratuito per la scuola e per le famiglie, quanto sull’aggettivo “obbligatorio”. Quest’ultimo, apparso nel titolo del primo articolo del Messaggero sul tema, avrebbe dato il via al moltiplicarsi delle reazioni, “fino al tweet di Salvini -che secondo Agresti- entrando a gamba tesa, ha scatenato il finimondo”.

“Va detto- ha sottolineato il preside- che a Ladispoli questo progetto non parte oggi: sono 4 anni che viene svolto nelle classi della Corrado Melone, e non ci sono mai state tutte queste polemiche.”

Uno dei fattori delle incomprensioni, secondo le parole del preside, sarebbe stata la rapida diffusione  della notizia dell’obbligatorietà del corso prima ancora di un’adeguata comunicazione nei confronti dei genitori, visto che il progetto ancora non era stato approvato dal Consiglio d’istituto. Quando la ratifica è poi arrivata, con soli tre voti di genitori contrari, la strumentalizzazione aveva già fatto il suo corso.

Nonostante ciò, il D.S. Agresti non ha rinunciato a fornire ulteriori chiarimenti e a ribadire la bontà dell’iniziativa: “L’art 33 della Costituzione garantisce ai docenti l’autonomia della didattica- ha affermato- ma per l’attivazione del corso non abbiamo neanche dovuto ricorrere a quanto previsto dalla legge 275 sull’autonomia scolastica, che offre la possibilità di sottrarre una certa percentuale di ore alle normali materie per destinarla a materie alternative. Non sono state tolte ore ad un altro insegnamento, ma si è soltanto provveduto ad arricchire la didattica con l’affiancamento di un collaboratore esterno, la prof.ssa Nicoara, al docente di ruolo. Il corso è obbligatorio nella misura in cui è stato scelto dagli insegnanti.”

Al50c23LPQxFKiVlDfTrib76MHDMdfXAdlYoSb8eqFQwAnche se al momento la raccolta firme promossa da “Noi con Salvini” contro questo progetto, secondo quanto riferito dal coordinatore Giuseppe Grando, conta più di 1750 sottoscrizioni, Agresti non è disposto a fare passi indietro, anzi.

“Sono disponibile ad introdurre qualsiasi attività offerta gratuitamente che possa essere utile ai bambini- ha dichiarato. “Noi siamo una scuola, non un partito politico. Quello che ci interessa è il bene dei bambini. Se i genitori non apprezzano il POF presentato dalla scuola ad inizio anno sono liberi di scegliere democraticamente un’altra scuola. In questo modo è garantita la scelta e la democrazia. In classe non c’è democrazia perché la democrazia c’è solo dove c’è parità. Gli alunni non possono rifiutarsi di svolgere le attività decise dalla maestra, come normale che sia. Figuriamoci i genitori.”

Nessuna titubanza, dunque, da parte del Dirigente Scolastico. A chi gli chiede se, conoscendo le reazioni, avrebbe cambiato qualcosa nel suo modo di agire, risponde tranquillamente di no: “Io non farò mai politica, perché uno come me non sarebbe votato da nessuno. Quindi di essere gradito all’opinione pubblica non mi interessa assolutamente. In compenso faccio un lavoro in cui credo: educare i bambini e favorirne la crescita culturale.”

Intanto, nelle scorse settimane, la visita a Ladispoli di un rappresentante diplomatico romeno è stata annullata per motivi di ordine pubblico. Soltanto il tempo dirà se la frattura fra la dirigenza scolastica e una parte dell’opinione pubblica si può spiegare con un fraintendimento sul caso specifico o se è il segnale di una frattura più profonda all’interno della città, che con il 17%  di residenti di origine romena è stata sempre considerata un esempio di integrazione. Soprattutto fra i banchi di scuola.

Pubblicato giovedì, 22 Ottobre 2015 @ 18:00:01     © RIPRODUZIONE RISERVATA