Cecilia Sodano: "Un po' di chiarezza sull’acquisizione della collezione Panunzi" • Terzo Binario News

Riceviamo e pubblichiamo – “Ritengo di dover fare un po’ di chiarezza sulla vicenda dell’acquisizione della collezione archeologica Panunzi. La scelta di acquistare la collezione fu espressa per la prima volta nel 2011; essa va quindi posta in capo a due amministrazioni diverse che l’hanno ritenuta entrambe positiva per il bene comune, superando in questo specifico caso ogni schieramento e pregiudizio.

Il Museo civico già espone parte di quella collezione, che ne costituisce l’intera sezione archeologica. Tra gli oggetti che verranno acquisiti ve ne sono alcuni di grandissima importanza storica ed archeologica, come il piattello con alfabetario latino di area ceretana, molto studiato e più volte pubblicato.

Le eredi hanno autonomamente e generosamente deciso di rinunciare, a vantaggio della nostra comunità, non a soli 80.000 euro (prezzo di acquisto proposto al Comune), ma a circa 150.000, valore che la collezione avrebbe sul mercato antiquario, per onorare la memoria di un familiare. Una motivazione umanamente comprensibile sebbene ci sia chi, per sua natura, fatichi a crederlo.

La provenienza incerta

E’ necessario anzitutto fare chiarezza sulla sbandierata “provenienza incerta” dei reperti, definizione che, usata ambiguamente, potrebbe suggerire considerazioni diverse rispetto a quella corretta, che riguarda unicamente l’ambito territoriale di provenienza degli oggetti.

La “provenienza incerta” riportata sulle didascalie del Museo civico vuol significare semplicemente che non è noto da quale scavo o particolare località provenga l’oggetto.

Per quanto riguarda la nota prot. 27282 del 25/7/2016 con la quale asserirei che «i reperti non abbiano provenienza certa» riporto la mia frase per intero: « Il fatto che i reperti non abbiano provenienza certanon rappresenta un problema che confligga, dal punto di vista museologico, con lo status del nostro museo, che si qualifica per essere un “Museo del territorio”, perché sia le schede della Soprintendenza che gli archeologi che hanno curato la schedatura della collezione per il comune attestano che la collezione proviene comunque da questo territorio (molti reperti dall’ambito cerite) e comunque dall’area laziale». Preferisco non commentare, lasciando a chi legge ogni valutazione.

I reperti che compongono la collezione Panunzi sono stati studiati ed inventariati dalla Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale nella persona della dott.ssa Ida Caruso, archeologa, che tanto si è spesa perché la collezione venisse acquisita dal nostro Museo civico. Nel gennaio 1996, alla fine di un lungo iter nel corso del quale sono state controllate la provenienza e la legittima appartenenza dei reperti alla famiglia, la collezione è stata vincolata con decreto del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. La relazione che accompagna il decreto di vincolo certifica che, a parte un piccolo nucleo acquistato sul mercato antiquario, la maggior parte dei reperti proviene dall’area ceretana, dall’entroterra sabatino adiacente al lago di Bracciano, da Forum Clodii e dalla località Valle Foresta. Vi si legge: “In conclusione, i suddetti reperti sono tutti sicuramente antichi e di grande interesse storico artistico archeologico e pertanto rappresentano, nel loro complesso, un notevole contributo alla ricostruzione delle preesistenze del territorio ceretano braccianese e delle sue stratificazioni archeologiche”. Con quel decreto lo Stato, oltre a riconoscere il notevole interesse storico artistico della collezione, ne ha certificato ufficialmente la legalità.

Oltre alla Soprintendenza diversi altri studiosi hanno accertato che i reperti provengono per la loro quasi totalità dal territorio della città romana di Forum Clodii e dall’area ceretana; essi sono quindi da considerarsi a tutti gli effetti di provenienza locale, sebbene non sia possibile specificarne lo scavo, in quanto riferibili agli ambiti ai quali il nostro territorio ha fatto anticamente riferimento.

Le spese per l’acquisizione e le condizioni poste dalle eredi

Sull’opportunità che il Comune debba sostenere le spese accessorie per farsi carico di accogliere un dono di importante valore culturale e venale, pari come ho già accennato a circa 150.000 euro, ognuno può dare la sua valutazione personale.

E’ bene ricordare che anche nel caso dell’Apollo di Vicarello, attualmente esposto nel Museo civico ma a tutti gli effetti di proprietà statale, il Comune si è accollato le spese di trasporto, assicurazione, restauro ed allestimento, com’è normale in questi casi. Diversamente, esso sarebbe ancora nel deposito del Museo archeologico di Civitavecchia”.

Cecilia Sodano

Direttore Museo civico Bracciano

Pubblicato martedì, 30 Luglio 2019 @ 08:50:59     © RIPRODUZIONE RISERVATA