Bracciano, la collezione Panunzi fa ancora discutere • Terzo Binario News

“Sono ormai passati diversi anni da quando si è verificata l’opportunità di incrementare il nostro patrimonio archeologico con l’acquisto della collezione Panunzi, composta da circa 300 pezzi risalenti all’epoca etrusca e romana.

Pur in presenza di una volontà diffusa di acquisire la collezione alla proprietà della comunità, solo per ragioni di natura economica tale opportunità non si è concretizzata. Già nel 2011 l’Amministrazione Sala aveva manifestato la volontà di procedere all’acquisto, peraltro sollecitato anche dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, ma le ricorrenti difficoltà economiche non ne hanno consentito la definizione, almeno fino ad oggi, anche a causa dei costi di gestione del museo civico, costi connessi alla sua apertura al pubblico.

Le ristrettezze finanziarie di questi ultimi anni avevano indotto a malincuore la mia Amministrazione, nel 2016, ad annullare la delibera del 2011 ed a non procedere all’acquisto della collezione, mettendo in atto anche un’azione restrittiva sull’apertura al pubblico del museo, decisione dolorosa ma che ha consentito di risparmiare in due anni una somma analoga e superiore a quella ora necessaria per l’acquisto.

Al tempo fummo sommersi dalle critiche da parte della opposizione per tale decisione, tacciandoci di essere contro la cultura. Ora, invece, che si è presentata la possibilità finanziaria di poter concretizzare l’acquisto della collezione, veniamo quasi diffidati, da parte di una certa minoranza consiliare, di voler procedere all’acquisto ritenendo lo stesso quasi uno sperpero di denaro di fronte a situazioni più impellenti, il tutto suffragato peraltro da dubbi sulla autenticità e provenienza dei reperti nonché sul valore degli stessi.

Se avessimo dato ascolto alle richieste della minoranza, ripetute anche di recente, avremmo già speso la somma occorrente per l’acquisto della collezione solo per andare a coprire i costi della gestione di questi ultimi due anni, senza aver più alcun beneficio nel futuro.

Tutte le decisioni ed i comportamenti altrui sono legittimi e da rispettare, ma appare singolare questo diverso atteggiamento nei confronti della cultura che privilegia spese di gestione di natura temporale rispetto ad un acquisto che si protrae negli anni ed arricchisce il nostro patrimonio culturale.
Fateci capire meglio: saremmo contro la cultura se si è costretti a ridurre le spese di gestione del museo, mentre diverremmo paladini di una efficienza amministrativa rinunciando ad una spesa di natura culturale che assicura perennemente alla comunità un patrimonio archeologico?

Queste opportunità non si presentano quotidianamente e, quindi, non bisogna perdere un’occasione unica, purtroppo a scapito di altre necessità, ma la situazione finanziaria del Comune obbliga a fare delle scelte.
Le osservazioni sollevate da una parte della minoranza consiliare non si limitano ad una spesa ritenuta economicamente inopportuna, facendo prevalere la finanza sulla cultura, ma sollevano dubbi anche sulla provenienza incerta e sul reale valore dei reperti. Per quanto riguarda il valore commerciale dei reperti è stata acquisita una perizia che attribuisce loro un valore quasi doppio rispetto a quello da sostenere per l’acquisto.
L’osservazione fatta in merito al mancato accertamento sulla provenienza dei reperti da scavi ufficiali non tiene conto delle modalità di scavo effettuate sul nostro territorio per ben due secoli. Affermare che oggetti, che abbracciano un arco temporale che va dai 2.500 ai 2.000 anni fa, non rappresentino un valore culturale per Bracciano solo perché non è certificato il loro ritrovamento in loco, ma certamente in area, assume un aspetto di vista singolare. Sembrerebbe che il nostro territorio abbia avuto una cultura particolare e distinta rispetto alle civiltà etrusco e romana, mentre è stato parte integrante di quelle civiltà e quei reperti sono riferiti alle stesse specifiche modalità di vita locale che viene così testimoniata anche nel caso fossero stati trovati in zone attigue. A meno che non si voglia alludere, ma senza la minima prova, che i reperti siano dei falsi, ipotesi che contrasta con la perizia acquisita e con la decisione del Ministero per i Beni Culturali che ha vincolato la collezione fin dal 1996.

Una cittadina che, come Bracciano, si prefigge di puntare ad uno sviluppo del turismo, e nello stesso tempo stimolare la cultura dei cittadini, deve saper cogliere le occasioni di potenziamento del settore e di crescita delle conoscenze per farle diventare patrimonio della collettività”.

Il sindaco Armando Tondinelli

Pubblicato martedì, 16 Ottobre 2018 @ 17:43:07     © RIPRODUZIONE RISERVATA