“La procedura di concordato è profondamente sbagliata perché incanala Atac verso un percorso irto di difficoltà, non soltanto per l’azienda stessa, ma anche per i fornitori. Si tratta di aziende che devono prendere fino a 130 milioni, come si può dire loro che avranno soltanto il 30% di questa somma fra uno o due anni? Per alcune di queste si aprirebbe come unica strada quella del fallimento”. Lo ha dichiarato Eugenio Patané, candidato per il Pd alla Regione Lazio, ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Cusano – Dentro la notizia”, condotta da Gianluca Fabi e Manuel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
“È vergognoso – ha aggiunto Patané – che il Comune di Roma abbia inserito tra i debiti di Atac, nella procedura che ha portato al concordato, quello verso Roma Tpl e il CCNL: questi non sono debiti di Atac, ma di Roma Capitale. Sono molto preoccupato per i lavoratori, non tanto quelli di Atac, che probabilmente troverebbero riparo nelle clausole sociali, ma per quelli dell’indotto che sarebbero licenziati in tronco in caso di fallimento delle rispettive aziende”.
“Il referendum proposto dai Radicali è fuffa, sembra soltanto un’azione per avere visibilità. Si parla di liberalizzazione, ma in maniera molto generica. Ci devono spiegare cosa intendono liberalizzare, la gestione dei servizi o il capitale? Se invece l’intento è quello di avviarsi verso la privatizzazione di Atac allora che si giochi a carte scoperte. L’aspetto più drammatico – ha concluso Patané – è che ancora manca un piano industriale e che Atac sconta un enorme problema di operatività, di rinnovo di una flotta vetusta, anche se ci sono ad esempio 60 milioni che giacciono al Ministero dei Trasporti, che potrebbero essere utilizzati per l’acquisto di nuovi bus, che non vengono sfruttati”.
