“Desidero rispondere alle accuse lanciatemi ancora una volta sui social da miei affezionati haters.
Sono un cittadino italiano. Voto da sempre la stessa area parlamentare. Come dirigente scolastico non faccio propaganda né a favore né contro nessuno e per questo, per molto tempo, nessuno sapeva collocarmi in una precisa area politica per cui, di volta in volta, sono stato definito dai miei detrattori “fascista”, “comunista” o “servo del Papa”.
Mi ha sempre stupito la solita levata di scudi ogni volta che ho chiesto il rispetto dei diritti dei più deboli. Nella fattispecie del mio lavoro i diritti dei bambini che mi sono affidati per la loro crescita culturale. Se li proteggo e protesto pubblicamente contro chi calpesta i loro diritti o semplicemente li ignora, lo faccio ovviamente per deontologia professionale ma anche per mia volontà come cittadino e genitore.
Certo mi sembra però strano che una levata di scudi analoga a quella di questi ultimi giorni non ci fu quando le arance marce, offerte ai bambini della Scuola, le gettai sul tavolo dell’allora sindaco Paliotta, il quale, almeno, aveva a cuore il bene dei bambini e si è assunto più volte responsabilità personali in loro favore ed anche in quella occasione risolse immediatamente il problema.
Insomma, come dirigente scolastico il mio partito è composto dai bambini che devo e voglio proteggere. Non mi interessano amministrazioni “amiche” o “nemiche” né il colore che hanno, sbiadito o meno che sia, ciò che pretendo è che i bambini siano rispettati! Lo stesso concetto di “amministrazione amica” è un pessimo modo di concepire la politica. Io ho la responsabilità dei bambini che mi sono affidati e devo e voglio difendere i loro diritti (non quelli di un singolo o di un amico). In una Nazione civile, come ritengo debba essere l’Italia, ciò che deve contare è il rispetto del diritto e non la “amicizia” dei potenti. Non va confuso il “diritto” con il “favore” perché, se così fosse, sarebbe permesso anche il “dispetto” e tutti possono comprendere quale possa essere la degenerazione che può derivare da questo pessimo modo di concepire la politica.
Ovviamente so benissimo che, se me ne infischiassi della mensa e dei bambini, avrei molte meno polemiche e potrei riposami di più, ma credo nello Stato e nel lavoro che svolgo per il bene dei bambini, giovani cittadini di Ladispoli.
Peccato che altri pensino ad altro”.
Riccardo Agresti