Mafia Capitale, disposte 113 archiviazioni. Cade 416 bis per Alemanno. Patanè e Venafro fuori dall'inchiesta • Terzo Binario News

Salvatore Buzzi

Sono 113 le contestazioni della procura capitolina archiviate dal gip Flavia Costantini nell’ambito dell’inchiesta Mafia capitale. In particolare tra le posizioni archiviate c’è anche quelle del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, originariamente indagato per corruzione e turbativa d’asta.
In archivio è finita anche la posizione dell’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, in relazione alla sola ipotesi di associazione mafiosa (lo stesso ex primo cittadino è tutt’ora a processo davanti ai giudici della seconda sezione penale del tribunale capitolino per corruzione e finanziamento illecito). Archiviate anche le posizioni del consigliere regionale Eugenio Patanè (indagato per turbativa d’asta), e di Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto di Zingaretti (indagato per corruzione e turbativa d’asta). Lo scorso mese di luglio, in uno dei processi generati dall’inchiesta Mafiacapitale, Venafro era stato assolto in primo grado in merito a presunte irregolarità legate all’appalto per il servizio Cup della regione. Tra i politici, inoltre, sono state decise le archiviazioni di Sabrina Alfonsi (ex presidente del primo municipio), Alessandro Onorato (concorso in corruzione), Vincenzo Piso, Daniele Leodori, Alessandro Cochi (ex delegato allo sport della giunta Alemanno). Molte delle archiviazioni, riguardano singole contestazioni, rivolte anche a figure chiave del maxi-processo come Massimo Carminati e Salvatore Buzzi.
“Gli elementi acquisiti nel corso delle indagini non risultano idonei a sostenere l’accusa in giudizio di cui all’art- 416 bis, con particolare riguardo all’elemento soggettivo del reato, tenuto conto di quanto sopra esposto, in merito al ruolo di partecipe nel reato associativo”. E’ questa, in sintesi, la motivazione con la quale il gip Flavia Costantini ha archiviato la posizione dell’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, in relazione all’ipotesi di una sua partecipazione all’associazione mafiosa denominata Mondo di Mezzo.
Nel decreto di archiviazione, pur sottolineando la mancanza di elementi per sostenere l’accusa di associazione di stampo mafioso, afferma come risulti “evidente dalle risultanze investigative che alla base dell’aggiudicazione degli appalti pubblici alle cooperative riconducibili a Salvatore Buzzi vi sia stata la diffusa opera corruttiva, elevata a ‘modus operandi’, e che, proprio con l’elezione di Alemanno a Sindaco di Roma, le stesse avessero moltiplicato il volume d’affari grazie alla ‘ramificazione’ delle ‘conoscenze’ in seno alla pubblica amministrazione”. In una altro passaggio lo stesso gip riporta una conversazione intercettata e finita gli atti in cui Buzzi afferma: “Se vinceva Alemanno ce l’avevamo tutti comprati”. Alemanno, per i reati di corruzione e finanziamento illecito, è tutt’ora a processo davanti ai giudici della seconda sezione penale, proprio in uno dei procedimenti nati dall’inchiesta Mafia Capitale.

Pubblicato mercoledì, 8 Febbraio 2017 @ 06:12:54     © RIPRODUZIONE RISERVATA