Calcio: Dieta dimagrante per la C ma lasciateci sognare... • Terzo Binario News

Il calcio italiano da qualche anno non vive un momento particolarmente positivo. Anche la seguitissima Serie A ha conosciuto un calo di interesse a livello internazionale e tantissimi problemi in merito alla questione dei diritti TV con scontri anche pesantissimi tra le varie società di maggior peso.

Non parliamo poi delle serie inferiori, dove si sono registrati tantissimi fallimenti anche di piazze importanti che hanno portato varie squadre a dover ricominciare dalle categorie più basse o anche ad anni sabbatici mal digeriti dai tifosi.

Ecco dunque che si sente sempre più la necessità di effettuare un cambio di rotta per tutto il movimento calcistico nazionale. Sin da quando è diventato presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, Carlo Tavecchio si è espresso a favore di una riduzione del numero di squadre professioniste ovvero quelle che giocano i campionati di Serie A, Serie B e Serie C. Quest’ultima è tornata a questa denominazione dopo la breve parentesi dell’appellativo Lega Pro.

Il ragionamento di Tavecchio parte da un confronto con altre nazioni europee. Alcune di queste, ben più numerose e ricche del nostro paese, hanno un numero di squadre professionistiche di molto inferiori rispetto alle nostre. Dunque secondo il presidente della FIGC il taglio di squadre in Serie C dovrebbe essere del 30%, passare dunque dalle attuali 60 all’incirca a 40. Praticamente un girone in meno rispetto agli attuali tre.

Per arrivarci Tavecchio avrebbe pensato ad un programma triennale con un maggior numero di retrocessioni ed una riduzione delle promozioni dalla Serie D per arrivare così al regime delle 40 squadre in C.

Ora non vogliamo entrare in alcun modo nelle questioni tecniche ed economiche di queste proposte ma da appassionati “romantici” di calcio pensare a meno possibilità per le piccole realtà di provincia di affacciarsi nel calcio che conta, indubbiamente rattrista un po’ i cuori. Se pensiamo al nostro territorio, si assottiglierebbero così le possibilità di vedere nuovamente in C il Civitavecchia che manca dalla categoria addirittura dalla stagione 1947 – 1948, specificatamente la serie C1. Oppure quando potremmo rivedere il Cerveteri nella C che manca in città dal 1993 – 1994 (in questo caso la C2)?

Non si può essere idealisti tout court: il calcio è cambiato, come altri fenomeni si sta globalizzando, con società sempre più in mano di capitali esteri, con i diritti TV a farla da padrone insieme ai siti specializzati in scommesse che propongono sempre grandi offerte di benvenuto per i nuovi giocatori come Codice Promozionale .

D’altra parte però c’è una specificità italiana, che non riguarda soltanto il campanile ma una tradizione di campionati che hanno visto squadre salire e scendere di categorie per ragioni meritocratiche, tralasciando i già citati drammatici fallimenti. Ecco dunque che sarebbe anche impensabile per il calcio nostrano una realtà come quella dell’NBA USA in cui i posti sono fissi di anno in anno. La nostra storia è diversa ed è ricca di sogni e “favole” calcistiche. Ci auguriamo di poterle continuare a raccontare anche nei prossimi anni nonostante questa paventata volontà di ridurre le squadre calcistiche professioniste.

Pubblicato martedì, 17 Ottobre 2017 @ 09:09:48     © RIPRODUZIONE RISERVATA